“Paradiso”, di Alessandro Negrini

di Silvia Chessa

Nel Fountain, quartiere chiave della città di Derry (Derry per i cattolici, ma Londonderry per i protestanti), Irlanda del Nord, negli anni 60, si viveva felici, in solidarietà ed armonia. Spesso le ragazze andavano a ballare al mitico The Mem -famosa sala da ballo protestante, ma, in primis, centro della vita culturale e sociale del Fountain – dove speravano incontrare il cavaliere danzante dei loro sogni. Punto di riferimento musicale era anche il pub Paradiso, piccolo luogo di evasione di città, rimasto indelebile nella mente degli abitanti come un “Paradiso perduto”, mentre il gruppo più acclamato erano i Signetts, una band di 5 elementi fortissimi.

Tutto ciò accadeva prima che, nel 1969, fosse eretta la barricata a dividere le due fazioni, protestanti e cattolici, inizio di una triste stagione di conflitti civili.

A raccontarci di questo idilliaco passato sono, nell’esordio del film, Katherine e May, due irresistibili sorelle, soprannominate all’epoca d’oro, del Fountain e di loro due, “le bamboline del The Mem”.

Ed è proprio il loro passo, lieve e brioso, a dare il passo, e non solo d’apertura, a questo docufilm, il loro stile, composto ma dalle frequenti accensioni (appena si capta nell’aria una nota di tango), rispecchia lo stile di “Paradiso” ed infine la loro indissolubile sorellanza e frizzante complicità dà la misura di quest’opera: poetica, ironica.

Dopo Katherine e May, conosciamo Roy Arbuckle, musicista indomito dei Signetts.

Roy spiega l’importanza della storia della città di Derry: per i protestanti simbolo della sopravvivenza in terra ostile, per i cattolici simbolo di colonizzazione e repressione.

Ma non è sulla guerra, né sul passato, in generale, che ristagna la trama del film.

Capiamo così, fiutando posto e personaggi vari, che il Genius loci è ancora la musica, la musica in se stessa e la musica come fonte del ballo, ed essa ancora non può dirsi spenta, o sconfitta.

Se un muro di sicurezza è una medaglia a doppia faccia, generatore di paure e tensioni, ma anche di false e vischiose sicurezze, alle quali, alla lunga, ci si rassegna e poi financo affeziona, allora l’idea di una serata danzante, all’insegna della riappacificazione, può fare il miracolo, che inizia precisamente da quando qualcuno comincia a sperare nell’impossibile.

E così a Roy Arbuckle viene l’idea di riunire, dopo 40 anni, tutta la sua band ed organizzare una serata danzante proprio al Mem, all’insegna della riappacificazione, per rinsaldare quel bel tessuto sociale strappato dal muro. Suonare e far ballare tutti, protestanti e cattolici, aprendo senza restrizioni la sala del Mem.

L’ardimentosa avventura galvanizza tutti, solo che riunire una band di ultrasettantenni – anche se molto rock e vivaci- non è impresa scontata.

Infatti sorgono, accanto a piccoli e momentanei malumori, anche ostacoli materiali: il sassofonista non si presenta per i primi giorni, il chitarrista soffre problemi di salute (qualcuno, sarcastico, suggerisce di sostituirlo con un cartonato, che nessuno capirà la differenza), e, da ultimo, la sera della vigilia, risulta la drammatica evidenza della vendita di soli 40 biglietti!

Anche l’ottimismo invitto degli organizzatori inizia a vacillare..ma il sogno avviato non può arrestarsi.

E dunque arriva il giorno e arriva la gente, tanta gente, anche le donne del Creggan, perfino da Belfast e da Galway, da tutta la città, a riempire ed animare la sala. L’inimmaginabile è avvenuto.

La sala scintilla, come se il tempo non fosse trascorso (bellissime le foto d’epoca in bianco e nero che si intrecciano a quelle attuali), e i Signetts suonano, conquistano il pubblico di varia provenienza.

Per una sera, quella che poteva sembrare una idea folle si rivela una soluzione praticabile e addirittura geniale: la musica e il ballo abbattono davvero le barricate.

E se è stato possibile per una volta, tutto è possibile e tutto può cambiare, in ogni tempo.

“Paradiso” di Alessandro Negrini è, a conti fatti, un nuovo genere di film: una docu-favola (autenticamente documentario e ineluttabilmente favola), un racconto minimo, ma di grande rilievo e di congenita portata metaforica.

Andrebbe non solo visto, per piacere cinefilo, ma anche studiato ai tavoli dove si disegnano scenari politici poveri di speranza, sordi alla musica della pace, dimentichi del potere, sconfinato, dei sogni, temperati sul fuoco dell’intelligenza e della buona volontà.

Paradiso

Regia, soggetto e sceneggiatura: Alessandro Negrini

Interpreti: Roy Arbuckle, May Hamilton, Kathleen Mckane, The Signetts Showband

Fotografia (HD, colore): Oddgei Saether; Fonici: Kevin McCarthy, Eamon McKenna, Christine Barker; Colonna sonora originale a cura di: Roy Arbuckle, John Trotter;

Montaggio: Luca Benetti, Claire O’Neill; Mixer doppiaggio: Paul Maynes
Online editor: David Gray ; Produttore: Margo Harkin; Produttore associato: Colomba Damiani; Direttore di produzione: Edel Harkin; Produttore esecutivo: Fergus Keeling (BBC)

Prima proiezione pubblica: Slow Film Festival, Eger (Ungheria) e Arcipelago Rome Film Festival, 2011Anno: 2010; Durata: 59’.


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