di Mimmo Mastrangelo
Gli anni sessanta, si sa, rimangono l’ultima grande stagione del nostro cinema. Dopo quella neorealista, la più ricca in quanto a produzione di opere e la più vivace dal punto di vista della creatività.
Dentro questo contesto storico si inseriscono le pellicole“Lo sgarro (1961), “La donnaccia”(1963) e “La vedovella”(1964) di Silvio Siano (1921 Castellamare di Stabia -1990 Roma), il quale continua a rimanere nella schiera dei minori del nostro cinema, eppure fu un regista dotato di una versatilità e un’intelligenza di sguardo che solo chi vi ha lavorato insieme ne ha potuto dare testimonianza.
La sua indipendenza oggi è un riconoscimento al merito, ma va detto che se Siano fosse stato meno snobbato dalla critica militante ed inserito in un circuito di distribuzione più protetto avremmo potuto avere una maggiore conoscenza del suo cinema (che iniziò nel 1949 con “Napoli eterna canzone”) e della confidenza con cui approcciava i generi .
Con “Lo sgarro” firma uno dei primi lavori di denuncia contro la camorra, impostando la narrazione su una psicologia drammatica di un certo respiro. Ne “La donnaccia”, girato a Cairano, piccolo borgo dell’Irpinia, il regista stabiese propone la storia di una “Bocca di Rosa”(Domique Boschero) di provincia che ritorna al suo paese natio e contestualizza il narrato in una dimensione etno-antropologica che fa della pellicola un documento realistico sulla piaga dell’emigrazione che colpisce una delle realtà più povere dell’Italia del tempo.
Invece con “La vedovella” Silvio Siano cambia di nuovo registro e filma un’ opera leggera che anticipa dei canoni della commedia sex all’italiana che nel decennio successivo troneggerà suoi nostri schermi. Certo, va puntualizzato, che qui non ci troviamo di fronte ai siparietti sbracati con Lino Banfi e Alvaro Vitali, ma ad una storia musicata sulle note del cantautore Otello Profazio e sceneggiata con garbo dallo stesso regista insieme a Camillo Marino, Guido Castaldo, Georges Combret e Giacomo Furia.
Girato tra Calabria (Tortora) e Lucania (Maratea e il suo litorale) , il film“La Vedovella “ verrà presentato per la prima volta su un grande schermo dopo decenni alle “Giornate del Cinema di Maratea” in programma nella “perla del Tirreno” dal 23 al 27 luglio. Con un cast d’eccezione, formato da Peppino De Filippo, Margareth Lee, Giacomo Furia, Aroldo Tieri e Felix Marten, il regista, sotto una chiave comica-satirica e lo sfondo di una storia d’amore, mette in brache di tela tanto la corruzione nella politica quanto il tipico gallismo dei maschi del Sud.
Dopo la “Vedovella”Silvio Siano avrebbe dovuto girare ancora in Basilicata (a Pisticci) la pellicola “Il borbone”, ma le riprese non partirono mai. Nel 1966 con lo pseudonimo Edgar Lawson firmerà“Agente X77 ordine di uccidere”, una spy-story che farà da ultimo suo cimento dietro la macchina da presa, poi salirà su altri set ma solo nelle vesti di direttore di produzione. Tutta la vicenda filmografica di Siano è indicativa ancora oggi perché rappresenta una messa a fuoco su delle questioni irrisolte della nostra cinematografia come l’indipendenza degli autori non sempre salvaguardata e la persistenza di un sistema di distribuzione che non sempre riconosce e premia la qualità.
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