“DENIS 18-11-1989” E’ IL TITOLO DEL NUOVO LAVORO CINEMATOGRAFICO DEL REGISTA E STORICO COSENTINO FRANCESCO GALLO. IL FILM RIEVOCA IL GIALLO SULLA MORTE DELL’EX-CALCIATORE DEL COSENZA DENIS BERGAMINI. PER LA SUA MORTE E’ STATA CONDANNATA AD OTTOBRE L’EX-FIDANZATA ISABELLA INTERNO.
di Mimmo Mastrangelo
“Per quanto riguarda la mia vita non mi propongo niente, prendo quello che viene, mi piace vivere. Non ho niente in particolare da chiedere…”.
Sono parole rilasciate alla stampa in una delle sue ultime interviste da Denis Bergamini, il calciatore del Cosenza che venne trovato morto il 18 novembre del 1989 sulla statale 106 jonica di Roseto Capo Spulico. Per moltissimi anni è passata la tesi del suicidio (il calciatore si sarebbe buttato sotto un camion in corsa), ma solo lo scorso ottobre il tribunale di Cosenza ha emesso una condannata di sedici anni di carcere per l’ex-fidanzata del calciatore, ritenuta responsabile di omicidio in concorso con ignoti. Nelle motivazioni della sentenza, rese pubbliche appena qualche giorno fa, è riportato testualmente: “L’azione delittuosa di Isabella Internò risultò diretta conseguenza di una volontà punitiva nei confronti del ragazzo, da cui l’imputata non accettava il distacco…”.
Ma nel frattempo che si è arrivati a mettere un punto “quasi definitivo” ad una tragedia che, solo in parte, compensa l’ostinato impegno della famiglia Bergamini nella ricerca della verità e la vicinanza ad essa di tantissimi tifosi rossoblu del Cosenza, che hanno sempre scartato la tesi del suicidio, ecco che arriva sugli schermi “Denis 18-11-1989”, un cortometraggio scritto e diretto da Francesco Gallo.
Rispetto ai suoi precedenti lavori che hanno un taglio del tutto documentaristico, il regista e storico dello sport cosentino impiega stavolta degli attori che si muovono in scena sulla spinta del racconto di Donata Bergamini, la sorella del forte centrocampista ferrarese che, ricordiamo, quando venne ammazzato aveva 27 anni ed era corteggiatissimo da club della massima serie, in particolare da Parma e Fiorentina.
Nel corto – che verrà presentato in uno degli appuntamenti della rassegna lucana “Moliterno in corto e..le altre visioni 2025” – la voce fuori campo di Donata riporta a quanto accaduto nelle ventiquattro ore successive alla notte del 18 novembre del 1989: del lungo e doloroso viaggio da Argenta a Cosenza insieme al marito e al padre Domizio (morto nel gennaio 2020), dell’arrivo in ospedale dove un’ infermiera prima e un maresciallo dei carabinieri dopo cercano, naturalmente su disposizione di autorità più alte, di occultare ai parenti della vittima la dinamica dei fatti.
Il lavoro di Francesco Gallo, che trova una efficace complicità nella interpretazione dei tre attori principali Chiara Gatti, Guglielmo Favilla e Carmelo Giordani, si spinge verso un oltre. Se vogliamo lo short-film è una denuncia in direzione di chi ha depistato, un atto di accusa verso giudici, rappresentati delle forze dell’ ordine, medici legali ed ignoti che hanno tramato nel torbido per lasciare che rimanesse inalterata la tesi iniziale del “calciatore suicidato” (che è anche il titolo di un libro sul caso dello scomodo ed ex-calciatore Carlo Petrini).
Ha ragione Francesco Gallo nel presentare il caso di Denis Bergamini nel “più lungo e doloroso giallo nella storia del calcio italiano”, ma il suo cortometraggio lascia aperte delle domande:perché per anni si è voluta occultare la verità? Chi furono i complici della Internò? Di chi sono le mani che ammazzarono (con strangolamento?) il buon Bergamini che amava la musica, i motori e “piaceva vivere”?