FESTIVAL DI VENEZIA: OMAGGIO DEDICATO A FRANCOIS DORLéAC CON LA PRESENTAZIONE DEL FILM RESTAURATO DI TRUFFAUT “LA CALDA AMANTE”
di Mimmo Mastrangelo
In una delle sue ultime interviste aveva dichiarato: ” Io non voglio invecchiare. Ho il terrore della morte”. Ma il destino si accanì anzitempo contro Françoise Dorlèac e un indicente d’auto le spezzò la vita ed una carriera nel cinema in piena ascesa. Era il 27 giugno del 1967, l’attrice stava percorrendo con la sua auto un’arteria della Costa Azzurra per raggiungere l’aeroporto di Nizza quando il mezzo slittò e nel ribaltarsi prese fuoco. Fu una morte atroce per la venticinquenne Françoise, sorella maggiore di Catherine Denueve.
Bellezza classica e intrigante, aveva iniziato a lavorare da modella poi, sulla scia dei genitori attori, scelse il cinema ritrovandosi a lavorare con Jean Paul Belmondo in “L’uomo di Rio” (1964) di Philippe de Broca, nel capolavoro di Roman Polanski “Cul de Sac” (1966) di Roman Polanski e, in ultimo con accanto la sorella Catherine, nella commedia musicale di Jacques Demy “Josephine” (1966).
Con François Truffaut iniziò una relazione nel 1963, dopo un viaggio in Israele dove erano andati per promuovere il cinema francese. L’anno successivo Truffaut la volle protagonista ne“La calda amante” la cui copia restaurata da MK2 Films viene presentata al Festival di Venezia nella sezione dei classici . Fischiato dal pubblico ed accolto malissimo dalla critica al Festival di Cannes del 1965, “La calda amante” nella filmografia di Truffaut arriva dopo il capolavoro “Jules e Jim” (1962) a cui vi si allinea specularmente per il triangolo d’amore che lo circoscrive: solamente che nel primo film vi sono due uomini e una donna collocati in un contesto bohémien, nel secondo uno uomo e due donne agiscono in un ambiente borghese dalle irremovibili e conformiste abitudini. Jean Desailly è nel ruolo di un noto scrittore ed intellettuale il quale durante un viaggio in aereo a Lisbona, dove dovrà tenere una conferenza su Balzac, incontra l’hostess Nicole ( Dorlèac) di cui rimane folgorato. Una volta tornato a Parigi l’uomo prende a frequentare la giovane donna, tra di loro nasce un amore vissuto da lui con sentimento opprimente e da lei in modo più distaccato. Il menage va avanti fin quando vengono scoperte delle “foto compromettenti” dalla bella e possessiva moglie (Nelli Benedetti) dello scrittore, la quale decide di chiudere il cerchio e consumare la vendetta.
Raccontato con un montaggio veloce e freddo, il film oggi può essere rivalutato tanto per il suo pathos melodrammatico quanto per l’intelligenza recitativa dei suoi protagonisti. Jean Desailly corrisponde pienamente al personaggio che Truffaut aveva pensato che fosse: un ipocrita incapace di affrontare alla luce del sole le situazioni che vengono a presentarsi davanti, “un gaffeur che ad ogni difficoltà sceglie la soluzione peggiore”, all’opposto l’attraente Nicole della Dorlèac, che viene ripresa dalla macchina da tutte le angolazioni possibili, per quanto appare superficiale, non è una donna che si lascia schiacciare totalmente dalla passione, i suoi comportamenti e sentimenti vengono circoscritti da ampi spazi di autonomia.
“La peau douce” (questo è il titolo originale) è una pellicola con una falsa aria da commedia, Truffaut vi impalca una relazione pericolosa che ingabbia l’attenzione dello spettatore fino allo scoccare dell’ultima e tragica sequenza.