MELICUCCA’ (REGGIO CALABRIA). DAL 9 ALL’11 AGOSTO “LA FESTA DELLA POESIA” DEDICATA A LORENZO CALOGERO , IL PIU’ GRANDE POETA DEL NOVECENTO PER CARMELO BENE, PER UNGARETTI E SINISGALLI UNA VOCE CHE NON E’ STATA VALORIZZATA COME MERITAVA. EVENTO LA VIDEO-INSTALLAZIONE “SOGNO NON PIU’ RICORDO” DEL FILM-MAKER SALVATORE INSANA.
di Mimmo Mastrangelo
Guardavo lontano lontano/e non so che vedevo/Era la gioia tramutata in pianto…>>. Sono versi di Lorenzo Calogero, una delle voci non trascurabili della poesia del nostro novecento che, paradossalmente, rimase in un quasi totale isolamento dalla “linea maggioritaria” della società letteraria. E, forse, anche questo mancato riconoscimento poetico fu tra le cause che lo portarono a vari ricoveri in clinica fino al suicidio, avvenuto 1961 nella sua Melicuccà (Reggio Calabria) a soli cinquantun’anni.
Versi i suoi di una impressionante lucidità, eppure perennemente assaliti da cumuli di sensazioni e tormenti, amalgamati in un omogeneo sistema stilistico. Quando Calogero era ancora in vita unico a riconoscere in lui un cantore autentico fu Leonardo Sinisgalli che parlò di “poetica arabesca”, dopo la morte ci saranno critici che lo accosteranno ora a Rimbaud ora a Campana, Giuseppe Ungaretti ammetterà con qualche senso di colpa: <<Calogero con la sua poesia ci ha diminuiti tutti>>, mentre Carmelo Bene arriverà a proclamarlo nel più grande poeta del novecento, e Gianni Brera scriverà: <<Se abitassi a Melicuccà sarei calabresista e sedentario. Trascorrerei fervide serate con Ciccio Calogero a parlare di poesia e a rimpiangere suo fratello Lorenzo>>.
Negli ultimi anni si sta avendo una nuova riscoperta delle raccolte di Calogero, e un buon contributo in questo senso lo sta dando “La festa della Poesia” di Melicuccà la cui edizione 2024 si svolge dal 9 all’11 agosto. Ricchissimo il programma della manifestazione ideata da Nino Cannatà: fra incontri, presentazioni di libri, letture, proiezioni e mostre nel piccolo borgo calabrese di poco meno di mille abitanti saranno ospiti, fra gli altri, Aldo Nove e Tiziano Scarpa, il regista teatrale Giancarlo Cautericcio e in rappresentanza della Fondazione Leonardo Sinisgalli di Montemurro gli scrittori lucani Mimmo Sammartino e Biagio Russo.
Tra gli eventi da non perdere ci sono certamente gli undici minuti della video-installazione del filmaker di Cittanova (ad un tiro di schioppo da Melicuccà) Salvatore Insana “Sogno non più ricordo” (2023), titolo omonimo di un componimento e una raccolta di Calogero del 1956. Immagini ( meglio meta-immagini) quasi del tutto senza movimento che si aprono su un campo di calcio tracciato in un bosco assalito da una foschia che attenua il verde del terreno e della fitta vegetazione circostante. Il salto di sequenza trasferisce l’occhio della video-camera ad una delle due porte, nello specchio dei pali una figura umana si muove con delle movenze in rallenty: braccia e gambe si estendono e ripiegano come in un rito antico (mistico) o in una disciplina orientale del corpo. Per la sagoma umana c’è da oltrepassare la soglia, portarsi al di là della porta senza rete, sporgersi oltre quella bianca e rugginosa “cornice fuori posto”. E quando questo passaggio nello spazio (e nel tempo )avviene, ecco che le immagini lasciano affiorare (nello spettatore) sensazioni di annebbiamento, “sperdimento”. Filma, monta istantanee, quadri Salvatore Insana che – come nella poetica di Calogero – sembrano attingere e dispiegarsi in un paesaggio simbolico dove il pensiero si espande nell’ambiguità delle immagini le quali, scorrendo ripiegano in sembianze di sogno, di ricordi in forma di oniricità.