NELLE SALE ITALIANE “IL VIAGGIO DELLA MIA VITA”
SULL’AVVENTUROSA ESISTENZA DI TIZIANO TERZANI.
di Mimmo Mastrangelo
Siamo sicuri che il progresso deve esser solo crescita? L’economia non porta felicità all’uomo, bisogna avere poco, il giusto. C’è una bella parola in italiano: è accontentarsi. Un uomo che si accontenta è felice….
E’ la voce profetica e decisa (sebbene affaticata dalla malattia) del compianto Tiziano Terzani che ritroviamo ne “Il viaggio della vita” (2023), film da qualche giorno nelle sale italiane e girato da Mario Zanot, decano dei nostri documentaristi e pioniere del digitale.
Sulla voce narrante dell’attrice Monica Guerritore e il supporto di foto, documenti, materiali visivi, lunghe registrazioni audio effettuate a Terziani dal figlio Folco da cui nel 2006 scaturirono le pagine de “La fine è il mio inizio” (Longanesi Editore), Mario Zanot ha ricomposto il mosaico della “meravigliosa vita” di uno degli ultimi veri inviati di guerra, per lunghi anni corrispondente dai Paesi asiatici per il prestigioso settimanale tedesco “Der Spiegel”.
Tiziano Terzani è stato uno di quei giornalisti testimoni di spaccati della grande storia del secondo novecento (guerra in Vietnam, rivolta studentesca in Cina, caduta di Gorbaciov nell’ex-Unione Sovietica…), ha narrato gli eventi con passione ed indignazione, in piena indipendenza e senza mai essere accomodante. Il suo era il racconto di quanto vedeva e anche di come i fatti dovevano stare. Con la malattia che lo braccava e la vita agli sgoccioli, purtroppo, era cresciuto in lui un certo disamore per la più affascinante delle professioni << Essere giornalista – dice nel docu-film – mi pareva di avere una grande funzione, invece ora c’è la tendenza a fare spettacolo, a non raccontare più in profondità, i giornalisti sono degli showmen, i giornali dipendono dalla pubblicità, sono posseduti dalle grandi aziende le quali impediscono a chi fa informazione di essere totalmente libero>>.
Nel film di Mario Zanot vengono attraversati tutti i momenti salienti della esistenza di Terziani: gli anni giovanili nella sua Firenze, gli studi di giurisprudenza a Pisa, i primi scritti da cronista sportivo, i reportage per la rivista Astrolabio diretta da Ferruccio Parri, la breve ed entusiasmante parentesi lavorativa alla Olivetti, la vita privata (il matrimonio con la colta Angela Staude, i figli Folco e Saskia), gli spostamenti per il mondo e quell’ indovino cinese che lo avvisa: “ Attento! Nel 1993 corri un gran rischio di morire, in quell’anno non volare”. Così sarà, Terziani non prenderà aerei per lungo tempo, ma continuerà a viaggiare per il continente asiatico, testimoniando della sua cultura millenaria che resiste e sfida i processi della globalizzazione. Il risultato di quell’esperienza straordinaria sarà pure “Un indovino mi disse” , un libro che è insieme autobiografia, racconto di viaggio e reportage.
Gli ultimi anni della sua esistenza Terzani dovrà fare i conti con un tumore che lo porterà nel suo “buen retiro” di Orsigna, sulle montagne pistoiesi, dove si spegnerà nel 2004 a sessantacinque anni. E’ un film quello di Zanot non solo sulla vita di un giornalista libero, ma su un intellettuale che ha abbracciato con tutte le proprie energie la causa di riscatto dell’umanità ai margini, ha gridato contro l’inutilità delle guerre, fatto della propria malattia una condizione da vivere in uno stato di grazia prima dell’addio, prima di quella fine che “è il mio inizio”. E’ un film positivo “Il viaggio della mia vita”.