“Grazie ragazzi” di Riccardo Milani

Due cose sul film di Riccardo Milani

di Giovanna Baldini

       “Grazie ragazzi” (la virgola sarebbe d’obbligo, ma il titolo non la contempla) è un film di Riccardo Milani da poco nelle sale
Si parla di teatro, di un attore da un po’ di tempo in cerca di una scrittura, di un’occasione di lavoro insperata. Accetta, infatti, di tenere un breve corso di teatro, bandito dal ministero, per istituti penitenziari. Da qui comincia l’avventura di cinque detenuti che, accettando di partecipare, si cimentano con le tante difficoltà oggettive e personali di recitare un’opera teatrale fino alla rappresentazione, prima in carcere e dopo in tournè nei teatri italiani.

       Un film divertente, ben recitato, accattivante che chiede e ottiene consensi e strappa anche qualche lacrimuccia di commozione davanti al monologo di Antonio Albanese, solo sul palco del teatro, verso la fine del film.

       E proprio per questo, secondo me, è un film disonesto, se si pensa alla “ poesia onesta” di Umberto Saba.
È un film retorico che descrive il carcere come se lo immagina chi vive fuori.

       La polizia penitenziaria è descritta inflessibile, attenta solo all’osservanza delle regole, mai uno strappo, un riconoscimento o partecipazione al cambiamento di quelle persone che, attraverso l’esperienza culturale della recitazione, provano a venire fuori da quell’inferno.
Così i detenuti, più personaggi pirandelliani che esseri umani, si comportano da tali: indisciplinati, irrispettosi, sregolati, come nella scena in cui, al rientro in carcere, si denudano per non essere perquisiti; ma quale soddisfazione la trasgressione!

       La conclusione è scontata: dopo il successo avuto con lo spettacolo i cinque detenuti sono riportati in carcere.
Durante l’ultima rappresentazione, però, avviene il colpo di scena: gli attori non si presentano sul palcoscenico, fuggono per assaporare la libertà…
La platea mormora, la delusione di educatori, direttrice, regista è grande. Ma vengono subito ripresi da una polizia efficientissima che rimette le cose a posto.
Cosa sarebbe cambiato se avessero recitato anche all’ultimo spettacolo? Niente. Sarebbero rientrati dentro, perché con questo sistema carcerario non c’è speranza di riscatto: la pena si sconta.
Certo, sarebbe stato più bello se il regista, intendiamoci, soltanto nel film, avesse osato, con un colpo d’ala, un altro modo di farla scontare, la pena.

       Ma non è un film sul carcere, è una commedia, e allora tutti si divertono.
Nel 2022 nelle carceri italiane i suicidi sono stati 84 (ottantaquattro).


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