“La cinepresa non è una bomba molotov” di Gideon Bachmann

DEL FOTOGRAFO E REGISTA TEDESCO GIDEON BACHMANN RITROVATO E RESTAURATO IL DOCUMENTARIO “LA CINEPRESA NON E’ UNA BOMBA MOLOTOV” PRESENTATO AL  FESTIVAL “CINEMA RITROVATO”

di Mimmo Mastrangelo

Negli anni sessanta e settanta Gideon Bachmann (Heilbronn 1927- Karlsruhel 2016) intervistò Pier Paolo Pasolini moltissime volte. Queste eccezionali conversazioni del fotografo e regista tedesco, in cui venivano affrontati i fondamentali temi dell’opera pasoliniana, purtroppo, sono rimaste sconosciute per oltre quarant’anni.

       Solo grazie alla sensibilità dell’ Associazione Cinemazero di Pordenone (che le ha tenute in custodia) e dell’editore Chiarelettere nel 2015 si è deciso di ridarle ai lettori raccogliendole nel volume Pier Paolo Pasolini polemica, politica potere. Sempre l’Associazione Cinemazero da poco ha meritoriamente restaurato di Bachmann La cinepresa non è una bomba molotov (1978), un documentario in cui sono protagonisti d’eccezione i registi Damiano Damiani (sua è la voce narrante), Cesare Zavattini e Bernardo Bertolucci.

       Considerato perduto dopo un solo passaggio a fine anni settanta alla televisione tedesca, il docu-film (nella versione restaurata) è stato presentato alla trentaseiesima edizione del Festival del Cinema Ritrovato di Bologna ( 25 giugno- 3 luglio). Benché si presenti con delle immagini piuttosto datate, il lavoro di Bachmann pone delle domande attualissime tipo: <Il cinema può essere politicamente utile?  Può causare sconvolgimento sociale? Il film è davvero una tale forza di cambiamento come si è sempre creduto, o può solo introdurre nuove abitudini, nuove mode, nuove ossessioni?...>>.

       Bachmann – che dopo la permanenza negli Stati Uniti, visse per molti anni nel nostro Paese – di là dagli interrogativi succitati, in sostanza, punta(va) a realizzare un lavoro per immagini con l’idea, la speranza che la politica potesse motivare i giovani alla “vita pubblica” e che il cinema, i film facessero da veicolo a tale motivazione.

      Negli anni settanta Bachmann era tra quegli intellettuali convinti che l’educazione e la coscienza fossero le strade future del miglioramento sociale, che il cinema fosse uno strumento di rivoluzione. Oggi, a 44 anni di distanza, immersi in una crisi forse ancor più profonda di allora, rivedere La cinepresa non è una bomba molotov ed ascoltare le riflessioni al suo interno di alcuni grandi cineasti dell’epoca può certamente favorire l’acquisizione di nuovi spunti per capire, interpretare il ruolo del cinema nella società contemporanea.

       Diceva Bachmann: < < Quello che i film politici possono fare per noi è darci la sensazione di non essere soli là fuori nella tempesta. Che qualcuno condivida le nostre opinioni…>>. Insomma, per Bachmann: <<Il cinema può fornire solidarietà>>.


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