di Gianni Quilici
Suicidio o delitto? Questo è il primo interrogativo.
La vittima: un romanziere di gialli di grande successo, di 85 anni, autorevole e ricco con sontuosa residenza. Dietro di lui una famiglia allargata (figli con coniugi e nipoti). Ognuno di loro avrebbe un motivo per ucciderlo, ma nessun indizio esiste che giustifichi ciò. A cercare di sciogliere la matassa un detective abile e sornione, che ricorda un po’ il tenente Colombo di Peter Falk.
Giallo avvincente alla Agata Christie, con colpi di scena, che ingarbugliano la vicenda tenendo sospesa l’attenzione.
Commedia brillante, che semina qua e là battute, che fanno ridere o sorridere. Scontri velenosi dentro questa famiglia allargata, che finiscono per diventare, a volte, ferocia grottesca.
Alla base di ciò la solida sceneggiatura dello stesso regista, Rian Johnson, che alterna azione, interrogatori e felicità di dialoghi pungenti, con un montaggio ben calibrato, a volte perentorio (si veda l’originale e sorprendente prologo), altre sbrigativamente informativo, percorso da un’ ideologia anti-Trump: mandare sul lastrico queste ricche, fameliche, ipocrite e razziste famiglie, premiando la giovane, bella, generosa infermiera messicana.
Insomma uno di quei film che ha l’abilità di farti viaggiare con un filo narrativo dissacrante e moderno, ben congegnato stilisticamente, senza pretese autoriali, macon il proposito di tenere agganciato allo schermo il pubblico. Il cast di attori prestigiosi sono tutti perfettamente nel ruolo: da Daniel Craig a Jamie Lee Curtis, da Michael Shannon a Christopher Plummer.
Usa, 2019, 130 min.