di Maddalena Ferrari
Il film ci introduce in un set cinematografico, dove attori si alternano nelle prove di una recita, monologhi e battute da Che cosa sono le nuvole di Pier Paolo Pasolini. Gli attori sono gli ospiti del carcere di Capanne ( Perugia ) e le loro performances si alternano a brani del dialogo fra Ninetto Davoli-Otello e Totò-Jago, che sono fuori dal contesto narrativo (la finzione) e rappresentano la realtà vera degli interpreti, a loro volta burattini: la cattiveria di Jago, che muove le fila di chi ( Otello ), uccide e di chi ( Desdemona) forse voleva essere uccisa, la verità, che è dentro di te, ma che non devi nominare, altrimenti svanisce.
Il nostro incontro con i protagonisti del film non è diretto, avviene mediante un filtro, che è quello di un comune lavoro intellettuale-artistico, della letteratura e della filosofia, attraverso i testi di Pasolini e Calderon de la Barca ( La vita è sogno ) .
Recitare la sceneggiatura di Pasolini è uscire da se stessi,confrontarsi con un vissuto che non è il proprio, che i prigionieri cercano di esorcizzare, ridendo, rimpicciolendosi, nascondendosi, tra tentativi di impegnarsi e cedimenti plateali. Tuttavia questo lavoro li porta, accompagnati dalla voce fuori campo del regista, che riprende le parole e la storia del principe Sigismondo del dramma spagnolo, ad affrontare la propria vicenda, a parlare di sé.
I carcerati danno, o rappresentano, i loro volti-corpi, le loro parole, con una serietà ed una convinzione via via maggiori; si avvicendano fra loro : chi rimane, chi esce, che viene trasferito.
Uno di loro occupa quasi tutto lo spazio finale del film, con i suoi grandi occhi aperti sul passato, sul presente e soprattutto su un futuro indecifrabile.
Quale o quali verità ci comunicano? Tutto si mantiene sul filo dell’ambiguità: il regista, insieme ai suoi interpreti, ci fa capire che la vita fluttua tra teatro e rappresentazione di sé, tra realtà e sogno, ma, a differenza del titolo di Calderon, non è sogno.
Noi spettatori non possiamo non ammirare il lavoro fatto da Giovanni Cioni con queste persone e la scelta di filmarlo in corso d’opera; non siamo in grado di valutare le difficoltà nell’approccio, nelle riprese, nella selezione del girato e nel montaggio; però il film, così come lo recepiamo, ci coinvolge e ci convince, lo sentiamo parte di noi e speriamo che sia stato liberatorio per tutti quelli che sono stati coinvolti nella sua realizzazione, come del resto è risultato anche per noi.
Non è Sogno di Giovanni Cioni. Documentario – Italia, 2019, durata 95 minuti.