di Gianni Quilici
Mentre vedevo Sea Watch 3, al Festival dei Popoli, avrei desiderato, in certe sequenze, che ci fossero state in contrasto le parole e la faccia inflessibile e menzognera, insolente e oltraggiosa di Salvini trattare le Ong come “un’organizzazione illegale e fuorilegge ”, che fa “sbarco di immigrati illegali da una nave illegale”, “pirata”, “ fuorilegge” sottolineando che i suoi appartenenti sarebbero “complici di scafisti e trafficanti!”, “delinquenti, sequestratori di esseri umani” e Carole Rackete “sbruffoncella”, “fuorilegge”, “delinquente”, autrice di un atto “criminale”, responsabile di un tentato omicidio in quanto avrebbe “provato a ammazzare cinque militari italiani”, naturalmente “complice dei trafficanti di esseri umani” e così via.
Il film, girato dai giornalisti-registi Jonas Schreijag e Nadia Kailouli, ancora prima presenti a bordo dell’imbarcazione, racconta in diretta la successione degli eventi: dal salvataggio in mare di 53 migranti fino allo sbarco a Lampedusa. Assistiamo così alle scene palpitanti dei migranti sul barcone, ai momenti concitati del salvataggio, ai trasferimenti sulla Sea Watch, ai pianti, agli strazi e alle gioie di bambini, uomini e di donne.
E poi l’attesa, la lunga attesa: gli occhi che guardano verso un orizzonte sempre uguale, le riunioni dell’equipaggio per decidere il che fare, le telefonate con la capitaneria di Lampedusa, l’arrivo dei medici, della guardia di finanza, il malessere che cresce, l’acqua che inizia a mancare e, a volte, le testimonianze di stupri, di ragazzi uccisi, picchiati, bruciati vivi, fino alla decisione, condivisa da tutti, di Carole Rackete: l’entrata nelle acque territoriali, lo sbarco, l’accoglienza tra applausi e invettive, mentre Carole, come abbiamo visto centinaia di volte, viene accompagnata in stato d’arresto dalla polizia.
Informazioni risapute, ma poco viste e mai come racconto. Il doc-film ha, quindi, innanzitutto il merito di ricostruire dal vivo una vicenda politica importante, mostrando i fatti, senza giudicare. Sono i fatti, infatti, che parlano da soli.
In secondo luogo i due registi hanno dato un ritmo ai giorni con un montaggio intelligente, che alterna confronti e testimonianze con immagini silenziose, sullo sfondo di un mare che finisce per diventare “immagine inesorabile”.
In terzo luogo il film presenta in azione Carole Rackete, divenuta suo malgrado famosa, attaccata, vilipesa, e anche sostenuta, amata. Carole colpisce, perché è comandante giovane, donna e determinata. La determinazione che viene non dal comando, ma da chi ha le idee chiare e può confrontarle senza alzare la voce con i suoi collaboratori. E’ gentile, ma non cerimoniosa, è scrupolosa, ma sa essere ironica. Lascia, infine, uno spazio di mistero.
Così, quando penso all’uso spregevole che ha cercato di farne l’ex ministro dell’interno, mi auguro che ci sia presto un processo e che l’ex ministro paghi le colpe delle sue infamie, che vanno oltre la sua figura.
SEA WATCH 3
Regia di Jonas Schreijäg, Nadia Kailouli.. Genere Documentario – Germania, 2019. Durata 112 min.