Da lungo tempo malato, se n’è andato ad 83 anni e in un silenzio quasi totale Dimos Theos, regista che diede vita, insieme a Theo Angelopoulos e Costa Gravas, alla stagione di quel “nuovo cinema greco” dallo sguardo fortemente impegnato e politicizzato.
Alla stregua del grandissimo Jean Vigo, Dimos Theos ha girato nella sua vita solo quattro lungometraggi (e una serie di cortometraggi).
Esordì dietro la macchina da presa con il documentario “Ekato ores tou mai”, dedicato alle ultimissime ore di vita di Grigoris Lambrakis, medico, parlamentare della sinistra e campione di atletica leggera che detenne dal 1936 e per oltre vent’ anni il record nazionale di salto in lungo maschile. Nel 1963 la sua morte per mano violenta dell’estrema destra politica causò in Grecia una protesta popolare quasi da colpo di stato .
Nella filmografia di Theos il titolo più conosciuto rimane “Kierion”, presentato in concorso al Festival di Venezia del 1968. Nel clima di contestazione che investì la ventinovesima edizione della Mostra, venne molto apprezzato questo film ispirato all’oscuro caso di George Polk, un giornalista statunitense che nel 1948 era andato in Grecia per intervistare il noto leader politico Markos Vafeiadis e venne assassinato. Dopo Venezia il film fu trasmesso in Germania sul piccolo schermo, mentre nella Grecia dei colonnelli venne censurato. Solo nel 1974, con nuove scene e un rinnovato montaggio, “Kierion” poté fare la sua comparsa nelle sale della Grecia.
“Quando gli artisti hanno iniziato ad articolare il discorso politico nel 1966” dirà Theos in un’intervista – “non eravamo sicuri di essere liberi di parlare apertamente, così ho fatto un film politico mascherato da fantascienza. Non vediamo quasi mai cosa succede, non conosciamo il paese o l’anno, volevo solo mostrare la verità di quel fatto“.
Durante la dittatura militare il cineasta, originario di Karditsia, fu costretto all’esilio in Germania, quando rientrò in Patria girò l’altro suo capolavoro “Diadikasia” (1976) in cui è sintetizzata tutta la filosofia del suo cinema e il mito di Antigone viene spogliato di ogni aspetto spettacolare. I
n Italia lo scorso anno la rassegna triestina “I mille occhi”,diretta da Sergio M Gernani, ha riconosciuto al regista il “premio Anno Uno” e proposto i suoi titoli più importanti. Nonostante che Dimos Theos sia rimasto pressoché un cineasta sconosciuto, “il suo sguardo si presenta moderno, capace di inventare un cinema e renderlo percepibile nella sua grandezza” .