di Mimmo Mastrangelo
Almeno dal titolo della prima pagina doveva essere solo un “Arrivederci”. Invece quell’ 8 maggio del 1992 “L’ora” di Palermo uscì per l’ultima volta in edicola, archiviando quasi un secolo di vita. In Sicilia si accorsero delle rotative ferme del battagliero quotidiano del pomeriggio solo due settimane dopo, quando la mafia fece saltare in aria il giudice Falcone e la sua scorta. Tutti i cronisti, specie i più giovani che hanno deciso di intraprendere un mestiere difficile e sempre più screditato, dovrebbero conoscere la storia di quel giornale regionale che riuscì a conquistarsi un prestigio nazionale perché nella sua redazione si praticava un giornalismo indipendente, insofferente alle interferenze dei poteri e sufficientemente insensibile ai richiami dell’opportunismo. Non a caso le inchieste contro la mafia e i poteri collusi costarono un duro prezzo e tanto dolore. Nell’ottobre del 1958 ci fu un attentato contro la redazione, poi arrivarono le morti di tre cronisti: nel 1960 venne ammazzato il corrispondente Cosimo Cristina, dieci anni dopo, mentre indagava anche sul caso Mattei, scomparve nel nulla Mauro De Mauro e nel 1972 il giovanissimo Giovanni Spampinato fu ucciso per mano del figlio del presidente del tribunale di Ragusa.
Per la testata che faceva capo alla sinistra istituzionale, gli anni più fulgidi furono indiscutibilmente quelli sotto la direzione di Vittorio Nisticò che il regista catanese Antonio Bellia ha voluto “evocare” nel documentario “La corsa de L’ora”(2017).
Premiato dal sindacato nazionale dei critici cinematografici col Nastro d’argento 2018, il lavoro di Bellia è particolare in quanto impiantato su tre registri: le immagini di repertorio in bianco e nero, le testimonianze di ex-cronisti del giornale (Antonio Calabrò, Letizia Battaglia, Marcello Sorgi, Piero Violante, Francesco La Licata…) e l’ immenso Pippo Del Bono che in un teatro richiama vicende e ricordi mettendosi nei panni di Nisticò, il quale da condirettore di “Paese Sera” fu mandato sul finire del 1954 a Palermo.
Alla guida de “L’ora” Nisticò vi rimase per un ventennio, con lui quel foglio – dal formato lenzuolo (ma somigliante ad un tabloid inglese per il ricco racconto in immagini) e dove vi lavoravano a gomito a gomito tre generazioni di cronisti – divenne “l’unica testata democratica presente nel sud dell’Italia”. E, seppur piccolo e perennemente attanagliato dai bilanci, si impose con le sue inchieste come se fosse un “settimanale quotidiano”, segnando così una vera e propria rivoluzione nell’informazione del Paese.
Dai ricordi di Del Bono-Nisticò, inoltre, “L’ora” fu giornale di cultura, le collaborazioni di intellettuali come Leonardo Sciascia, Danilo Dolci ed altri nomi illustri determinarono una ulteriore svolta, per cui si andò costruendo popolarità e reputazione anche su un certo modo di commentare politicamente e socialmente le arti.
Prodotto da Marvin Film e Demetra Produzioni, il docu-film di Bellia si presenta solo apparentemente frammentario, ma i suoi diversi registri si incastrano compiutamente come in un puzzle, riuscendo così a regalare allo spettatore tutta la bellezza, il racconto, lo spirito libertario, il coraggio che si respirò nella redazione di quella testata palermitana che stata alta scuola di giornalismo. “L’ora” – secondo il giudizio di uno dei suoi cronisti – fu la comunicazione della notizia, ma pure dell’emozione.
LA CORSA DE L’ORA
Regia: Antonio Bellia
Anno di produzione: 2017
Durata: 64′
Paese: Italia