Nel piccolissimo stato del Kosovo, due fidanzati aspettano ancora i resti dei genitori di lei, qualche osso, un braccio, qualcosa da seppellire con un nome.
La guerra è lontana e presente al tempo stesso e la Serbia un vicino ingombrante. Tutto però si dimentica e si va avanti, la voglia di divertirsi da parte dei giovani è sovrana e l’aiuto arriva anche da un bel po’ di alcol.
I due fidanzati stanno mettendo a punto gli ultimi preparativi per la casa, devono scegliere la cucina e incontrare una zia americana che non potrà presenziare al matrimonio.
Ma tutto cambia all’improvviso! È ritornato, senza alcun preavviso, un amico, un amico particolare, il vero amore di lui. Da questo momento il duo si trasforma in trio e l’amore fra i due amici è davvero bello e forte. Il regista gioca sulla psicologia dei personaggi e ce li mette davanti in primo, primissimo piano a scrutarne le sensazioni più riposte.
L’amore è il motore di tutto e l’amore va coronato coi figli, che devono essere tanti, “non come fanno tanti giovani che pensano se possono permetterseli” come dice un vecchio con il copricapo tradizionale. Così i due fidanzati si sposano, ma nel mezzo di una bella festa di matrimonio balcanica arriva l’amante di lui ….
Il film è già stato premiato a Tallinn ed è veramente bello, nella recitazione, nella musica, nella rappresentazione della classe media del paese, ma soprattutto nel toccare con mano lieve e delicata l’amore dei due amici e la scena di sesso tra i due uomini è dolcissima.
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Concordo con le considerazioni di Laura Menesini e aggiungo:
la regista Kosovara, Bertla Zeqiri, è molto precisa e netta nel calibrare il taglio del montaggio, che lascia implicito ciò che si può immaginare; e molto sottile nella caratterizzazione psicologica e sociologica dei personaggi e dell’ambiente, evitando il melodramma, come il finale lasciava presagire.
In che modo? Scegliendo di dare una consapevolezza superiore a questo amore omosessuale nascosto e disperato, che Bertla Zeqiri riesce a trasmetterci non solo nell’intenso rapporto sessuale, ma anche nei silenzi, negli scoppi di rabbia della reciproca disperazione. Questa consapevolezza emerge nella scelta con cui il film si conclude. Una conclusione, fra l’altro, non facile.
Dopo la notevole e lunga sequenza del matrimonio, tra l’allegria del pranzo, la musica e i balli e la cupezza dei due protagonisti, con tutte le conseguenze non prevedibili che ne conseguono, il finale è da una parte l’abbraccio dolente e asciutto; dall’altra una separazione inevitabile e definitiva. Tra una passione travolgente e le convenzioni sociali (il matrimonio con donna e figli) sono queste a vincere. Almeno nel Kosovo, in questi anni. E per Bertla Zeqiri, una regista di talento.
THE MARRIAGE di Bertla Zeqiri
Con Edon Rizvanolli, Adriana Matoshi, Alban Ukaj, Dukagjin Podrimaj, Besnik Krapi, Kushtrim Sheremeti, Ilire Vinca Celaj, Aurita Agushi, Bislim Muçaj, Xhevdet Doda. Kosovo, Albania 2017. Durata: 100 min.