Ormai da oltre un trentennio capofila della “nuova drammaturgia partenopea”, Enzo Moscato va in scena in questi giorni con “Ritornanti”, trittico che mette insieme, sul registro di un babelico incrocio di idiomi, “Munaciello”, “Rondò” e “Cartesiana”, rispettivamente tratti dai precedenti e fortunati lavori “Scannasurice” (1982), “Rasoi” (1991) e “Occhi gettati” (1986).
Ma “Ritornanti” doveva essere pure il titolo di un film che l’attore e regista dei “Quartieri Spagnoli” non è riuscito mai girare. Dopo anni e anni di domande a ministero, province, comuni, regioni, il fallito progetto può darci una cifra di quanto nel nostro sistema cinema la qualità della scrittura o un soggetto fuori da certi schemi rassicuranti “possa costituire una nefasta pre-condizione per la non-realizzazione”.
Tuttavia, non tutto è andato perduto perché la sceneggiatura dei “Ritornanti” (che è ispirato alla pièce “Spiritilli”) è stata pubblicata dalla piccola e coraggiosa casa editrice napoletana Cronopio la quale ci fa ritrovare il Moscato già conosciuto in questi lunghi anni, lo sperimentatore degli “sconfinamenti” incline a spostare su altri binari la visionarietà, il sonnambulismo, il barocco della sua drammaturgia o rapsodica inventiva.
Al centro di “Ritornanti” ci sono quelle creature (“piccerille”) che la credenza popolare ritiene anime perdute e che, nonostante, morte agli occhi (e all’immaginario) dei vivi appaiono e scompaiono, portando euforia, gioia o un senso di tristezza . “Les revenants”, “i sognanti” di Moscato vanno e vengono, lasciano “segni”, palpiti tra i passeggeri che affollano la metropolitana di Napoli (la più bella d’Europa) e le sue “stazioni d’artista” che all’inizio e alla fine del film avrebbero dovuto fare da location.
Nella parte centrale il racconto dalla modernità si sposta in un tempo antico dove due giovani e il loro figlioletto (che scomparirà ma poi verrà ritrovato) prendono in fitto un’ abitazione di un di antico palazzo del centro storico di Napoli. Qui, però, si ritroveranno in compagnia di invisibili e dispettosi “spiritilli” e un corteo di improbabili figure ( la cantante cieca, la contessa caduta in basso, la zitellona…). Per un improvviso allagamento madre, padre e figlio saranno costretti e fuggire dallo stabile che verrà addirittura giù una volta che si ritroveranno in mezzo alla strada. Realtà, fantasia, “oniricità”, allucinazione?
Ritroviamo tutto questo e altro nel groviglio quadro delle contaminazioni che Enzo Moscato pensava di trasferire sul grande schermo, ma non si può non notare come anche questa volta la lingua, l’uso del napoletano, la sua musicalità e arcaicità, le sue commistioni con l’italiano vengono a costituire elementi di un barocchismo (e minimalismo) che avrebbe dovuto invadere ogni anfratto della rappresentazione, della scena. Pardon, dello schermo.
Enzo Moscato: Ritornanti. Cronopio. pag.107, 12,00 euro.