La sala si riempie quasi del tutto.
Sono sorpreso. Non succede spesso e immaginavo fosse uno dei film da “mezza sala”. Inizia e ben presto intuisco perché possa piacere ad un pubblico (cosiddetto) medio come poi testimoniano, anche, gli incassi nazionali.
“Come un gatto in tangenziale” è un film furbo, che utilizza bene gli stereotipi del qualunquismo, con una coppia di attore/attrice all’altezza di questa, per così dire, furbizia.
Il tema: il conflitto tra una borghesia ricca, affermata ed intellettuale, che vive nel cuore di Roma e il nuovo proletariato, più borgataro che piccolo borghese, in una delle periferie romane più a rischio.
Riccardo Milani rappresenta questo, si fa per dire, conflitto, trattando i borgatari in modo convenzionale come ladri e buzzurri, vagamente minacciosi, con uno sguardo che sarebbe razzista, se non fosse filtrato da un’ironia superficialmente parodistica, che utilizza anche per la borghesia, secondo i consueti cliché (Capalbio e i discorsi para-intellettuali).
In altri termini il regista e gli sceneggiatori si fermano volutamente alla superficie, perché è ciò che un certo tipo di spettatore conosce e riconosce.
Ciò viene valorizzato dalla protagonista, che è sì diretta, selvaggia, quasi una guerriera all’inizio, ignorante, senza complessi, ma anche con la bellezza seducente della sua vitalità e del suo aspetto fisico.
Le ragioni di un qualche successo di pubblico sono, infatti, i due attori protagonisti, lei (Paola Cortellessi) e lui (Antonio Albanese), che danno, qua e là, forza al film con battute felici e con la capacità di prendere lo spazio della scena.
Con un ultimo aspetto: il film lascia trapelare una possibile, quanto invece improbabile per ciò che si è visto, storia sentimentale tra i due. Infatti, anche senza il bacio finale, è questo che lascia intendere la chiusa del film. Così il pubblico può lasciare la sala soddisfatto, perché è ciò che aveva segretamente desiderato.
Regia di Riccardo Milani.
Un film con Paola Cortellesi, Antonio Albanese, Sonia Bergamasco, Luca Angeletti, Antonio D’Ausilio.
Italia, 2018, durata 98 minuti.