Ai registi e alle troupe televisive di ogni parte del mondo che salirono a Barbiana a nessuno Don Lorenzo Milani permise di filmare lui e i suoi figlioli. Tuttavia il priore fece un’eccezione per Angelo D’Alessandro, il quale nel dicembre del 1965, quando la malattia del Priore era già in uno stato avanzato, fece delle riprese sui momenti di scuola che si svolgevano in quella piccola e povera comunità di montagna.
Il girato di D’Alessandro non divenne un film, mai passò su uno schermo, solo di tanto in tanto il regista pugliese (conosciuto per la serie televisiva “I racconti del faro” e la rubrica “Vangelo vivo” ) proiettava degli spezzoni in qualche convegno a tema religioso. Col tempo sul Don Milani “messo in scena” da D’Alessandro cadde la polvere, solo dopo la morte del regista, avvenuta nel 2011, il figlio Alessandro, ritrova il girato, lo restaura e ne confeziona “Barbiana ’65. La lezione di Don Lorenzo Milani”.
Presentato in prima mondiale all’ultimo festival di Venezia, accompagnato da immagini inedite della Barbiana di oggi e dalle testimonianze di Don Luigi Ciotti, del magistrato Beniamino Deidda ( fu allievo di Don Milani) e da Adele Corradi (a suo tempo giovane collaboratrice nella scuola di Barbiana), il docu-film vuole restituire “nuova voce e immagine” a quello scomodo parroco di campagna che ha dimostrato con la sua esperienza che non si può essere educatori se non si è pronti a lottare in prima persona senza meditazioni.
Nel film si vede Don Lorenzo seduto sulla sdraia in mezzo ai suoi figlioli, aspettare il ciak del regista, fare lezione tra cartine geografiche e mappamondi, leggere sprazzi di quella lettera inviata ai giudici che lo avevano accusato di apologia di reato per aver difeso l’obiezione di coscienza. E’ decisa la sua voce nell’affermare l’indicibile, nel far avvertire l’attrito del proprio corpo gettato nella lotta, nell’annunciare ai giovani che<<sono tutti sovrani, per cui l’obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l’unico responsabile di tutto>> .
Le immagini si soffermano a lunghi tratti sui volti dei ragazzi, ma inseguono, innanzitutto, il Don Milani pedagogista, il maestro che impara insieme ai suoi discenti dentro una scuola povera, austera, laica e non confessionale che inculca lo studio e la conoscenza in quanto dispositivi per eccellenza per formare cittadini liberi e responsabili.
Le testimonianze di Don Ciotti del magistrato Deidda e della Adele Corradi si incastrano senza slabbrature con le riprese di D’Alesssandro padre e ci aiutano meglio a comprendere la portata rivoluzionaria della scuola di Barbiana, la potenza d’irrompere nelle coscienze della pedagogia di Don Milani (lo si vede pure in paramenti sacri sull’altare per una scena studiata). L’incastro tra il girato in bianco e nero di cinquantadue anni fa e quello a colori di oggi è funzionale per approdare alle toccanti sequenze finali: nel povero cimitero di Barbiana arriva Papa Francesco per sostare solitario in preghiera davanti al tomba del Priore che, ricordiamo, seppe accogliere di luce la malattia e la morte alla stregua della sua vita.
Il docu-film di D’Alessandro padre e figlio è nelle sale italiane per i cinquantenario della morte sacerdote fiorentino ponendo con forza un’urgenza: il nostro tempo è proprio quello per tornare a leggere Don Milani, la sua lezione rimane fiorente, basta individuare percorsi innovativi per combattere le nuove povertà e criticità sociali.
Don Lorenzo Milani e Padre Ernesto Balducci furono tra gli anni cinquanta-sessanta del secolo scorso le punte emergenti (e di diamante) della Chiesa fiorentina, i fautori di una pastorale di liberazione, poco all’ombra della sacrestia e molto dentro al mondo e alle sue sofferenze.
Per il cinquantenario della morte del Priore di Barbiana, le Edizioni San Paolo hanno fatto bene a dare alle stampe di Padre Balducci “Io e Don Milani”, un volumetto di cinque brevi scritti già pubblicati in cui il fondatore di “Testimonianze” argomenta, in particolare, sul valore e l’eredità del modello educativo di Don Milani che, tra l’altro, viene presentato nel sacerdote che ha saputo inimitabilmente mantenere fedeltà ai principi della fede , della Chiesa e della libertà. Per Balducci il confratello è il profeta che ha vissuto nel proprio tempo quello che altri hanno sperimentato in stagioni successive. Un pastore “un manovale della storia, che dall’interno delle fatiche del vivere quotidiano portano un segno che si rileverà fecondo di futuro”.
Brevi ma lucide riflessioni su una “teologia della liberazione” sono le pagine di Balducci che meritano una lettura per nulla superficiale, anche in ragione del fatto che non elevano nessun santino dell’autore di “Esperienze Pastoriali”: Balducci, infatti, manifesta con parole limpide quel limite di Don Lorenzo di credere che bastasse la parola, il sapere per liberare l’uomo, quando “occorre mettere mano ai meccanismi dello sfruttamento e cioè occorre una dimensione politica…”.
Del libro di Padre Balducci verrà letto un capitolo questa sera (ore 22.00) allo Spazio Art House e subito dopo, per il cinquantenario della morte del Priore di Barbiana verrà proiettato “Don Milani”, film che fu girato per la televisione nel 1997 da Sergio Frazzi su sceneggiatura di Sandro Petraglia e Stefano Rulli. Nei panni del sacerdote un convincente Sergio Castellitto che, attraverso le sue potenzialità attoriali, riesce a modulare la figura di un Don Milani “evangelicamente corretto, purgato della sua componente più aspra e provocatoria”.
Barbiana ’65. La lezione di Don Lorenzo Milani di Alessandro D’Alessandro. Italia 2017. Durata: 62′- Distributore: Istituto Luce