San Micheletto, Lucca, ore 21.30
Magnifica attrice, la voce inimitabile e roca anche di sigarette, e una bellezza «difficile da inquadrare» l’avevano resa subito un’icona della modernità. Lo sguardo malinconico nella Parigi in bianco e nero di Louis Malle, accompagnata dalla tromba sublime di Miles Davis in Ascensore per il patibolo, la risata sotto ai baffi dipinti e la maglietta a righe, mentre corre insieme ai suoi due amanti in Jules e Jim, sono immagini che hanno attraversato generazioni di sogni cinefili e non solo. Noi abbiamo scelto per ricordarla Il diario di una cameriera che si regge quasi interamente sulla cameriera Céléstine, a cui una straordinaria Jeanne Moreau presta corpo, voce e seducente magnetismo.
Lunedì 25 settembre 2017
Diario di una cameriera di Luis Buñuel. Con Michel Piccoli, Jeanne Moreau, Georges Géret, Bernard Musson, 98 min. – Francia, Italia 1964.
Prima metà degli anni ’20. La parigina Célestine trova lavoro come cameriera presso una ricca famiglia di provincia, in cui è costretta a fronteggiare le avances del fetiscista padrone di casa e dove scopre che il giardiniere è un maniaco che uccide bambine. Nel Diario di una cameriera Buñuel libera ancora una volta il suo odio antiborghese e anticattolico, con una narrazione gelida e impietosa. L'”estremismo” del regista si mimetizza infatti dietro le apparenze di una solida e un po’ anacronistica storia d’appendice continuamente ribaltata nei suoi esiti e sviluppi prevedibili e sottesa da un sarcasmo tanto più feroce quanto più trattenuto.
Jim Jarmush è inconfondibile per il suo specifico stile che lo fa riconoscere come il più europeo tra i registi americani. Non ha, infatti, nulla in comune con Hollywood: ne’ personaggi, ne’ storie, ne’ soprattutto il modo di trattare il reale. E’ vicino, invece, a quel cinema poverissimo di effetti speciali, ma attentissimo allo stato delle cose, che da Ozu arriva al primo Wenders o a certo Michelangelo Antonioni. Il primo grande merito di Jarmush è quindi questo: di fronte all’ondata reaganiana degli anni ’80, che ha rappresentato l’esibizione sgargiante e spettacolare delle cose, egli ha privilegiato invece il senso nascosto e intimo delle stesse. Come ha continuato a fare fino a oggi. Paterson ne è la meritevole esemplificazione.
Lunedì 9 ottobre 2017
Stranger Than Paradise di Jim Jarmusch. Con John Lurie, Eszter Balint, Richard Edson, Cecilia Stark, Danny Rosen, Richard Boes. durata 90 min. – USA 1984.
Personaggi che sopravvivono giocando e barando a ogni tipo di gioco. Un bianco e nero intenso e attraente, musica indovinatissima, da Bartok alla voce straordinaria di Screamin’ Jay Hawkins. Qui il puro esistere diventa vibrazione interna, poesia. Film manifesto degli anni ‘ 80 essenziale e commovente, lirico e straniante. Il vero ritratto di una generazione dimenticata, che ha fatto di tutto per esserlo. Caméra d’or come migliore opera prima al Festival di Cannes 1984
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Lunedì 16 ottobre 2017
Mystery Train di Jim Jarmusch. Con Steve Buscemi, Joe Strummer, Nicoletta Braschi, Yûki Kudô, Elizabeth Bracco. Durata 113 min. – USA 1989.
Diviso in tre episodi che si svolgono e si allacciano nella città americana di Memphis, la patria di Elvis Presley, Mystery Train, racconta i casi di gente qualunque nell’arco di 24 ore, intorno alla voce di Elvis che canta Blue Moon. Tutto questo con uno sguardo penetrante e surreale nel caratterizzare i personaggi e una sottile ironia, che rasenta a tratti il grottesco.
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Lunedì 23 ottobre 2017
Ghost Dog di Jim Jarmusch.
Con Henry Silva, Forest Whitaker, Cliff Gorman, John Tormey, Frank Adonis., durata 116 min. – USA 1999.
Ghost Dog, un nero non tanto giovane, grosso eppure agile come un uccello, goffo eppure dotato di un’esattezza violenta: è un assassino su commissione innamorato della solitudine, che rifiuta ogni modernità e socialità. Una stupenda malinconia, un divertimento burlesco senza caricatura né parodia, uno struggente sentimento di fine pervadono Ghost Dog di Jim Jarmusch.
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Lunedì 30ottobre 2017
Broken flowers di Jim Jarmusch.
Con Bill Murray, Jeffrey Wright, Sharon Stone, Frances Conroy, Jessica Lange, Julie Delpy. durata 105 min. – USA 2005.
Un maturo dongiovanni americano riceve una lettera scritta su carta rosa. Una fidanzata di tanti anni prima lo informa di aver avuto un figlio da lui. Ora il ragazzo è grande e vuole conoscere quel padre. Voilà! Solo che mancano firma e indirizzo, così il vecchio Don, stilata l’inevitabile lista delle potenziali madri, parte senza troppa convinzione per un giro degli Usa in cerca delle sue molte ex, del fantomatico figlio, magari del tempo perduto. Un film on the road dell’anima quello che Jarmusch ha costruito attraverso piccoli tocchi di regia, sguardi, atmosfere, emozioni trattenute e cose non dette.
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