“Io sono Ingrid” di Stig Bjorkman

io-sono-ingrid-bergman-659x371di Silvia Chessa

“Ha cambiato vita moltissime volte, ma sempre con coraggio”, Stig Björkman di Ingrid Bergman.

Nel film documentario di Stig Björkman non si fanno scoop sulla biografia di Ingrid Bergman, ma piccole avvincenti osservazioni.

Orfana della madre a due anni, Ingrid rimase orfana anche del padre dopo solo dieci anni. E, nel giro di un anno, perse anche la sorella del padre, la quale si occupava di lei.

Una infanzia tragica degna della più patetica telenovela brasiliana ..

Eppure, dalla miriade di foto, filmini, ritratti che Stig Björkman ha selezionato (a fatica, per la quantità enorme e la bellezza straordinaria) ed offerto a noi di Ingrid, quello che emerge non è una figura di donna tragica, avvilita e avvilente ma, in antitesi alla sua infanzia, un volto di una radiosità unica ed una biografia avvincente e piena d’amore..Scopriamo una Ingrid accumulatrice di immagini, diari, lettere, una eterna bambina con la smania di vivere, innamorarsi, sposarsi, fare famiglia, e tenere, di tutto, traccia. In modo quasi maniacale ed ossessivo, tanto più per un’epoca, la sua, scarsa di reperti video fotografici (i video della sua infanzia, girati dal padre fotografo, erano, naturalmente, dei muti) e quindi, in ciò, anticipatrice dell’epoca contemporanea, così sovraccarica di foto, selfie, video virali, reperti di attimi privi di altro significato oltre quello di auto affermarsi compulsivamente.

Come è nello spirito svedese, la scopriamo immersa nella natura e nel mondo animale, di cui ama circondarsi e in cui far crescere i figli, in ambienti arcadici che con la sua svettante ma aggraziata figura contribuisce ad abbellire. Trasmette serenità e capacità di armonizzarsi nei contesti verdeggianti e marini forse ancor più che sui red carpet e nei grandi galà hollywoodiani ..

Mare, mare ovunque, nell’inesauribile archivio di Ingrid, fonte dalla quale deduciamo, oltre allo spessore umano della protagonista, una molteplicità di informazioni sulla geografia dei luoghi visitati e vissuti, nonché la traccia della storia che scorreva sul filo del tempo intrecciandosi alle vicende personali di Ingrid (penso, ad esempio, alla foto che Ingrid fece ad una parata fascista, rendendosi testimone, così, di anni molto particolari..).

“Ha salvato tutto perché sapeva che, un giorno, sarebbe stata famosa”, afferma Stig di Ingrid.

Mentre Pia, la figlia, ricorda, la passione quasi ossessiva di Ingrid per Giovanna d’Arco, come se ne condividesse, interiormente, “la chiamata ad un destino fuori dal comune..un sentire le voci”.

La ragazza di Stoccolma (come diceva di sé, esprimendo la sua meraviglia nel ritrovarsi in contesti distanti dalle sue origini, ma da lei sognati, ambiti e presagiti..nell’affascinante mistero che Ingrid è stata), l’orfanella che a tredici anni non aveva più genitori e perdeva anche la zia balia, si innamorò di Capa, di Fleming, di Rossellini, in modo passionale nonchè intraprendente.. Non si stancò di viaggiare, amare, sperimentarsi in ruoli nuovi.

Istintiva ed esuberante, telegrafò a Rossellini la sua amorosa disponibilità a volare da lui, ovvero dalla più gloriosa dimensione hollywoodiana (dove aveva già riscosso grandissimi successi) in Italia,  solo per provare la perigliosa avventura di cimentarsi in ruoli di neorealismo che la grandissima Magnani aveva tenuto alti sulle sue solide spalle, e rilanciato alle stelle.. Da quella offerta, dal suo trasferimento in Italia, nasce Stromboli, e nasce la storia d’amore con Rossellini.

Capa, Fleming, Rossellini, perpetrano, forse, lo sguardo di quel padre fotografo che aveva, nella piccola Ingrid, la sua modella giustamente preferita..e sulla quale lasciò un segno che si riconferma in queste scelte, in questi percorsi amorosi sulla scia di una macchina fotografica o da presa.

Il docufilm di Stig Björkman ci consegna, in conclusione, l’intimità, i grandi amori, le passioni, i diari, le lettere di una vera diva, ma anche di una bambina per la quale il trauma del distacco è contrastato dalla vitalità, dalla maniacale abitudine a lavorare perché ogni momento di vita e d’amore resti tracciato, ed ogni possibile, temibile vuoto sia scongiurato da pellicole e da parole.

coverIo sono Ingrid   di Stig Björkman

. Con Jeanine Basinger, Pia Lindström, Fiorella Mariani, Isabella Rossellini, Isotta Rossellini,

Svezia 2015. Durata 114 minuti

franca melis said,

Giugno 1, 2017 @ 17:37

Elegante ,raffinata,non priva di incanto, la pagina non grida,non declama, ma sussurra.Le parole scelte sono ulteriori fotogrammi, che ritraggono la grande Donna con una dolcezza e freschezza singolari e ,mentre le parole l’ attraversano, come fossero un vento fresco e carezzevole,s’insinua in me il dubbio che ,per una particolare malia, possa incontrarLa ancora.

Rossana said,

Giugno 1, 2017 @ 19:10

Gradevolissima la lettura e interessante l’argomento trattato.
Complimenti a Silvia Chessa autrice di questo splendido testo.

Rossana

Nadia pistillo said,

Giugno 3, 2017 @ 10:26

L’analisi puntuale e generosa di silvia chessa che ormai ci ha abituato a guardare con gli occhi, è un invito a vedere questo Doc a cui si può rispondere solo con un si. Lontana la Ingrid conosciuta, aristocratica e perfino un po’antipatica, ci viene segnata un attacca da seguire nella visione. Poco importa dove sia la verità, ci piace immaginarlo nelle parole della Chessa w nelle macchine fotografiche che hanno immortalato Ingrid. Grazie Silvia chessa

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