Da noi ce la possiamo cantare e suonare come vogliamo, la stampa (la critica) può strombazzare lodi e pregi al nostro cinema, ma poco si riflette perché oltre confine le nostre produzioni vengono largamente snobbate.
L’ennesima e pesante mazzata arriva per noi da Cannes: per il secondo anno consecutivo non ci sarà in concorso un’opera che porti bandiera tricolore. Il direttore artistico Thierry Fremaux e gli altri selezionatori del più importante Festival del Mondo – la cui settantesima edizione si svolgerà dal 17 al 28 maggio – hanno ritenuto accontentarci inserendo nella sezione “Un certain regard” l’ultimo lavoro di Sergio Castellitto “Fortunata” e “Après la guerre” di Annarita Zambrano, mentre nella “Quinzaine des rèalisateurs” passerà “A ciambra” di Jonas Carpignano.
Ma a parte Cannes e l’assenza nelle sale del mondo del cinema italiano, diciamoci le cose fino in fondo, escludendo il documentario, il resto del cinema italiano evidenzia vistose falle qualitative. Ha ragione Paolo Mereghetti quando, dalle pagine del “Corriere”, scrive che il cinema italiano sta affogando nel pressapochismo e nella sguaiataggine di una commedia becera. A parte qualche caso davvero eccezionale (e non ci riferiamo a Paolo Sorrentino) non riusciamo a produrre film che facciano sentire dentro un progetto, un’esperienza culturale lo spettatore, quasi tutti i film devono rientrare in un terreno del marketing e dell’intrattenimento, oltre, ribadiamo, non si va.
Non neghiamo che ci sono registi che raccontano storie di vita come ha già fatto Jonas Carpignano con la sua prima opera “Mediterranea” (che passò pure a Cannes), ma le loro pellicole, tolto il clamore iniziale che si alza intorno alla circuitazione nelle sale, presto vengono dimenticate perché incidono poco sull’immaginario e su una visione di realtà dello spettatore. Addetti ai lavori e stampa rivolgono lo sguardo altrove, preferiscono non voler ammettere lo stato dei fatti: il cinema italiano difetta e non poco, non sente la responsabilità di costruire un progetto per lasciare coltivare a chi guarda un pensiero critico. Escono sui nostri schermi “commediuole” mediocri e, di tanto in tanto, qualche pellicola che al massimo strappa reazione emotiva. Ma il cinema che aiuta ad inquadrare un punto di vista della realtà ( e se vogliamo un sguardo politico) è altra cosa.