Lucca Film Festival. “L’altro volto della speranza” di Aki Kaurismäki

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di Gianni Quilici

L’altro volto della speranza. Un bel titolo. Nel film la speranza è raccolta in due storie, in due personaggi che poi si intrecciano. Lui un commesso viaggiatore, che lascia moglie e lavoro, vince a poker, compra un ristorante. L’altro, un profugo siriano fuggito da Aleppo, sbarcato da una nave in Finlandia, a Helsinki, nascosto da un cumulo di carbone. Due umanità che dopo vicissitudini si incontrano e si aiutano in condizioni, per il profugo, disperate.

L’altro volto, il disumano, è la polizia con le sue leggi impietose e inflessibili, che chiudono gli occhi di fronte alle devastazioni della guerra; oppure sono i razzisti più beceri e sanguinari, che minacciano e accoltellano, pronti anche a dar fuoco a corpi umani.

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Kaurismaki è  regista così stilisticamente personale da essere immediatamente riconoscibile. Per certi versi è realistico soltanto quel tanto che è sufficiente a farlo apparire verosimile. In realtà non lo è, ne’ vuole esserlo, perché dichiaratamente di parte. E’ dalla parte degli umani, degli artisti, degli stravaganti, dei coraggiosi ed oggi, dei profughi, dei disperati.

Per questo rifiuta la dialettica, è unilaterale con una scelta stilistica originale. Utilizza personaggi essenziali e dolenti di pochissime parole, quasi maschere; crea situazioni ironico-comiche, che muovono al sorriso, un sorriso compartecipe, tenero, con montaggi improvvisi, che accennano appena e troncano, senza compiacimenti lasciando, invece, risonanze poetiche. Tra tante efficaci sequenze, indimenticabile, per la forza espressiva dei primissimi piani, la partita a poker.

L’altro volto della speranza  di Aki Kaurismäki.con Sherwan Haji, Sakari Kuosmanen, Ilkka Koivula, Janne Hyytiäinen, Nuppu Koivu.Finlandia, 2017, durata 98 minuti.

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