Leonardo (Sinisgalli) Gatto (Alfonso): due poeti in coppia come cinecronisti

628-thumbdi Mimmo Mastrangelo

Strinsero subito una fraterna amicizia  Alfonso Gatto (Salerno 1909 – Orbetello 1976) e Leonardo Sinisgalli (Montemurro 1908- Roma 1908) quando, agli inizi degli anni trenta  del secolo scorso, si incontrarono in una Milano laboriosa e culturalmente vivacissima, nonostante le grinfie del regime fascista.

Oltre a quelle con Domenico Cantatore, Arturo Tofanelli, Orazio Napoli, Salvatore Quasimodo, Edoardo Persico,  importante per loro  si rilevarono le frequentazioni con Cesare Zavattini che  li esorterà a partecipare a Firenze al concorso dei Littorali  della gioventù dove  il poeta  salernitano si aggiudicherà  il primo premio nella sezione  prosa e  il poeta-ingegnere lucano, con il componimento “Interno Orfico”, vincerà nella sezione della lirica.

Nel 1934 Zavattini lavorava alla Rizzoli  e dirigeva  per la già prestigiosa casa editrice  “Cinema illustrazione”,    settimanale  di intrattenimento ed informazione cinematografica  che aveva diretto anche Giuseppe Marotta e vi collaboravano, tra gli altri nomi illustri,  anche lo scrittore Giovanni Guareschi e il fotografo dei divi di casa nostra Elio Luxardo.

Zavattini  invitò Gatto e Sinisgalli  a  scrivere per la diffusissima  rivista, i due poeti accettarono e insieme redassero  tre articoli che firmarono con lo pseudonimo  Leonardo Gatto e furono pubblicati  nei numeri del 10, del 17 e del 31 ottobre di quel 1934.

Cosa raccontano ai lettori i cinecronisti Gatto e Sinisgalli  nei loro pezzi presentati   come se fossero delle corrispondenze da Hollywood?  Esordiscono con  un ritratto  sui generis  di  Pat Paterson, l’attrice anglo-scozzese che, secondo molte malelingue del tempo,  era diventata una diva degli Studio non tanto per le sue qualità artistiche quanto per essere la moglie dell’attore di origini francesi Charles Boyer. Nel secondo articolo  camuffano ancora una corrispondenza dall’estero  e svelano i timori di  andare a lavorare oltreoceano di Elisabetta Bergner, attrice  di origine austriaca che per anni era stata la regina dei salotti berlinesi e poi “prima donna” dei teatri londinesi. <

<Gli industriali americani – scrivono i nostri – hanno fatto alla Bergner proposte spettacolose. Ma Elisabetta ha paura di Hollywood, ha paura che Hollywood la soffochi….Ma in America, presto o tardi finirà con l’andarci, preceduta oramai dalla fama di due suoi film celeberrimi: “La grande Caterina” e “Gli amori di Arianna”>>.

Alfonso-GattoNell’ultimo articolo Gatto e Sinisgalli si inventano di sana pianta un’intervista coi divissimi Clark Gable e Mae West, <<la nuova vamp di Hollywood, quella che ha rimesso di moda i busti con le stecche, i grandi cappelli con uccelli veri infilzati ad uno spillo, le collane di perla false…>>. I nostri improvvisati cinecronisti domandano all’attrice: <<Vi piacerebbe essere un uomo?>> e la fanno così rispondere: <<Io sono troppo soddisfatta di me stessa. Per essere un uomo dovrei sacrificarmi a non essere più un’ attrice…>>. << Vi  piacerebbe essere donna?>>  è, invece,  la domanda posta a Gable al quale  fanno ammettere che se fosse dell’altro sesso <<mi occuperei molto più delle mie qualità interiori che del mio aspetto esterno>>.

Sinisgalli  e Gatto dopo quella giovanile esperienza lavoreranno ancora per il cinema, il poeta lucano porterà a termine, insieme al regista e sceneggiatore Virgilio Sabel, due cortometraggi  scientifici: ” Una lezione di geometria” (1949) e ” Un millesimo di millimetro” (1950). Partecipò con Zavattini e Luigi Malerba al lavoro di sceneggiatura del film “Il cappotto”(1952) di Alberto Lattuada e, sempre in quegli anni, girerà un altro cortometraggio ( il set era una soffitta invasa  da un’infinità di oggetti sommersi dalla polvere) mai presentato al pubblico e verrà chiamato  da Riccardo Ghione e un giovanissimo Marco Ferreri  a dare il suo contributo a “Documento  mensile”,  progetto editoriale che  fallì dopo appena tre numeri per problemi finanziari.

Invece  il poeta salernitano si occuperà di cinema sulle pagine di diverse testate come  “Il Bargello”, “Film oggi”, “Cinematografo”,  “Giornale del Mattino” e “Vie Nuove”, sarà l’apostolo  Andrea nel film  “Il Vangelo secondo Matteo” (1964) di Pier Paolo Pasolini il quale quattro anni dopo lo vorrà ancora sul set di “Teorema”. In veste di attore lo si vedrà pure  in “Cadaveri eccellenti” di Francesco Rosi e “Caro Michele” di Mario Monicelli,  entrambi i film usciranno nel 1976, anno in cui il  poeta perderà la vita  in un incidente stradale.


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