A volte certi piccole e deliziose pellicole passano quasi senza lasciare tracce sui nostri schermi e gli store home video. Capita di rivederli in modo assolutamente casuale anni dopo, magari avendo una prospettiva a posteriori dovuta alla visione di altri film dello stesso regista: in questo caso il giovane (classe 1989) e ormai celebrato Xavier Dolan, l’autore di Mommy (2014) e di E’ solo la fine del mondo (2016), nelle sale adesso.
Les amour imaginaries non può prescindere da due fatti: l’essere l’opera di un ventunenne di strabiliante talento e cultura filmica francofona e di trasmettere una sensibilità per i sentimenti, le acconciature, gli abiti che forse solo un omosessuale quale Dolan è, dichiaratamente, può avere. Il film ha vinto il primo premio al festival di Sydney ed è stato presentato alla sezione Un certain regard a Cannes, prima che Dolan vincesse per ben due volte i premi maggiori con i suoi successivi film. Il successo di pubblico è stato molto modesto, le poche recensioni si spaccano, come per l’ultimo E’ solo la fine del mondo, tra apprezzamenti formali e stroncature per l’autocompiacimento narcisistico.
Io inviterei un po’ tutti i cinefili a rivedere questa ormai quasi dimenticata pellicola. Si tratta a mio avviso di una piccola opera raffinatissima che alcuni hanno riavvicinato a Jules e Jim di Truffaut, salvo il fatto che qui l’ambito è maschio, mentre coloro che ne sono innamorati sono due amici, una ragazza di raffinato ingegno, dalle accuratissime mîse vintage , con l’idolatria per Audrey Hepburn, e un giovane omosessuale, interpretato dallo stesso Dolan, poco più di un ragazzino. Tutto si gioca sulla rappresentazione di sentimenti che non possono essere soddisfatti perché il bel Nicholas , una sorta di incarnazione del David di Michelangelo, offre loro la sua intima amicizia ma non corrisponde né all’uno né all’altro i loro sentimenti amorosi.
L’altro piano di lettura e il conflitto non esplicitato tra i due pretendenti che, molto carini e ben educati, cercano di mantenere con modalità maschili e femminili rispetto ed amicizia reciproci, nonostante la inesorabile rivalità amorosa e la conseguente gelosia per gli apparenti successi dei rivali. L’uno e l’altra dovranno tentare vie alternative per un soddisfacimento impossibile: masturbazione feticistica per lui, altre (insoddisfacenti) relazioni per lei: anche qui trovo l’analisi delle differenze di genere nelle questioni amorose assolutamente precisa e veritiera. In questi intermezzi amorosi la macchina da presa si cala ellitticamente sui corpi degli amanti inaugurando un modo innovativo e poetico di rappresentare la sessualità disperata.
Alla fine i due amici si ritroveranno di nuovo uniti nell’indifferenza verso colui che aveva tradito, ignorandoli, i loro sentimenti, ed a rivolgere, di nuovo, il loro sguardo verso un oggetto di desiderio comune.
Da segnalare, oltre che la prova eccellente di Monia Chakri, la reiterazione, nella colonna sonora, della canzone italiana Bang Bang, una canzone di Sonny Bono e Chèr, qui riproposta nella seconda versione italiana di Dalida (la prima era stata di Milena Cantù, lo dico per quelli che, come me, allora erano bambini; successivamente il pezzo è divenuto una cover internazionale). Anche questo ci ha fatto amare questo piccolo film.
Les amour imaginaires (Heartbeats)
regia di Xavier Dolan,
con Monia Chokri, Niels Schneider, Xavier Dolan
Can, 2010.