Vedendo certi film di Woody Allen mi viene da pensare: ma non sarà mica un regista sopravvalutato? Certamente ha realizzato film importanti ( Io e Annie, Zelig, Ombre e nebbia, Macht Point, Blue Jasmine per citarne soltanto alcuni), e non sempre è possibile realizzare film riusciti, quando dal 1982 se ne gira uno all’anno. Ci sono, tuttavia, diverse pellicole di W. A. che hanno uno spessore psicologico così elementare, che accendono la lampada del desiderio di tuffarsi dentro la sua filmografia per focalizzare meglio la sua identità cinematografica, per dare una ragione meno superficiale a queste, che non solo al sottoscritto, appaiono come cadute, non di stile, ma di senso.
Ho rimuginato questi pensieri, anche, vedendo l’ultimo suo film Café Society. Certo ci sono personaggi e sequenze riuscite. Sono quelle, in cui lo sguardo del regista è più distante, poco coinvolto. Mi riferisco alla famiglia ebrea, tutti personaggi ben caratterizzati per delle idiosincrasie, che si prestano ad essere ironizzate dall’interno, senza scadere nella farsa.
Esempi: i dialoghi divertenti tra il padre e la madre del protagonista sulla differenza tra religione cattolica, che dà la speranza di una vita oltre la morte e la religione ebrea che, invece, non la dà; lo scontro tra la sorella (del protagonista) e suo marito, che ruota intorno al vicino di casa arrogante e minaccioso; la rapidità con cui il fratello, invece, risolve le contraddizioni.
E’, invece, nella storia d’amore tra lui e lei, che costituisce il focus di Café Society, che il film (mi) risulta banale. I due protagonisti, infatti, si innamorano; lei, però, sceglie lo zio di lui, maturo e ricchissimo; per rincontrarsi e ritrovarsi poi ancora innamorati l’uno dell’altro. Sembra nel film che questo amore nasca soltanto o soprattutto dagli sguardi, perché nelle parole che si scambiano non c’è alcuna perlustrazione in cui lui si riveli a lei e viceversa o anche a noi come spettatori.
E’ un amore “dato”, come scriveva talvolta Alberto Moravia nelle sue critiche cinematografiche, non rappresentato. Un amore che poco ci tocca, che poco ci sommuove dentro.
REGIA: Woody Allen
ATTORI: Jesse Eisenberg, Kristen Stewart, Steve Carell, Blake Lively, Jeannie Berlin, Sheryl Lee, Corey Stoll, Parker Posey, Anna Camp, Stephen Kunken, Paul Schneider, Ken Stott, Paul Schackman, Sari Lennick, Don Stark, Gregg Binkley, Anthony DiMaria
SCENEGGIATURA: Woody Allen FOTOGRAFIA: Vittorio Storaro MONTAGGIO: Alisa Lepselter
PAESE: USA ANNO: 2016 DURATA: 96 Min