“Cenere” di Gianni Saponara

CENERE 1di Mimmo Mastrangelo

La cenere è immagine-simbolo di ciò che è fragile, che  si   disperde e va sfumando definitivamente. Ma quanti altri significati ha assunto la cenere nella storia delle civiltà e, soprattutto,  per  le  religioni? Solo nelle Scritture della cristianità  ne assume diversi: Giobbe va a sedersi sulla cenere in segno del proprio dolore, Ezechiele  ci si riversa sopra per  esercizio di  penitenza, nel  Salmo 102, invece, è riportato “di cenere mi nutro come di pane…”.

Ma “Cenere” è pure il cinema, è il titolo che  Gianni Saponara ha dato all’ultimo suo cortometraggio (anzi film a tutti gli effetti, il cinema non si può più pensare di distinguerlo – come ha sempre affermato il critico Adriano Aprà – per formati o generi).

Dopo un lungo tour di proiezioni per il mondo, l’opera del regista di Salandra è stato presentato alle Giornate del Cinema di Maratea, nello spazio dedicato ai film con occhi lucani  e curato dal direttore della Lfc Paride Leporace. Ha una storia “Cenere”, ma come il precedente film di Saponara, “Corso Dante”, anche  questo si attesta con per la scrittura,  per un formalismo di movimenti e spostamenti  di macchina che punta  a scovare dettagli, cose, oggetti minimi, “nature morte” di filmicità che si aggrumano  dentro il racconto in forma di pensiero….

“Cenere” è la sinfonia di un dramma umano con una sua dolente bellezza, narra di un giovane uomo la cui vita se ne sta andando a carte quarantotto (appunto dissipandosi in cenere) a causa di quel padre autoritario e violento che adesso non c’é più e che l’ha costretto a comprare un’azienda che allo stato dei fatti può vantare solo saldi negativi.

Ma “Cenere” , oltre la lacerazione dei sentimenti, è il regolamento di un conto, è lo strappo definitivo con il passato, è il ritorno  dell’uomo in quella casa paterna  (che aveva giurato di non mettere più piede) per lasciarsi dietro ogni sofferenza, darle fuoco perché tutto vada perso. Anzi, non tutto:  sotto la cenere, a volte, può trovarsi il tizzone che fa riaccendere  la speranza per un’esistenza con meno affanni… Assorbito pienamente nel tormento del personaggio vi è Nando Irene (una specie di alter ego nei lavori di  Saponara), adatta nel ruolo della affranta  moglie che si arrende alla deriva e abbandona il compagno è  Serena Tondo…

CENEGirato tra Matera e Salandra, “Cenere” fa guardare con ottimismo al prossimo lavoro che si accinge a realizzare Gianni Saponara   sulla barbara uccisione del giudice sardo Francesco  Coco e dei due uomini della scorta. L’attentato, che si consumò a Genova  nel giugno di quarant’anni per mano delle brigate rosse,  vide perire  Giovanni Saponara, brigadiere di pubblica sicurezza  originario del paese del regista.

da “QUOTIDIANO DEL SUD”, 29 luglio 2016


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