Tutto si può asserire sul cinema di Renzo Martinelli. Se ne può dir bene come se ne può dir male (esteticamente ragionando). Comunque sia, bisogna essere grati al regista lombardo per quella sua ostinata caparbietà nel portare sullo schermo capitoli della nostra storia recente che rimangono come dei coni d’ombra nella coscienza italica.
Da sempre fa un cinema impegnato Martinelli, un suo film puntualmente fa parlare discutere, dibattere e, viva Dio, anche arrabbiare. Nei suoi lavori c’é sempre una “ricerca spasmodica” di mettere allo scoperto i fatti, di non lasciare lo spettatore alle sole immagini, ma, al contrario, di far accendere in lui un pensiero, un processo del ragionare fuori campo quando le ombre dello schermo si arrestano.
E non si può non essere d’accordo con Martinelli quando dice che “un film deve rivendicare la sua forza di stimolare la riflessione, quella riflessione che nessun altro media è in grado di incoraggiare come il cinema “.
Lungo questa direzionale si presenta anche “Ustica”, ultima pellicola di Martinelli, portata a termine dopo tre anni di lavorazione e che ha come location la bella terra di Basilicata con gli scorci paesaggistici ed urbani, tra gli altri, di Maratea e Rivello.
Abbiamo visto il film di cui Martinelli cura pure soggetto e sceneggiatura nella prima lucana a Lagonegro – al Cinema Iris dell’eroico gestore Tonio Brigante – dove erano presenti, con il regista lombardo, il direttore della Lucana Film Commission , Paride Leporace e Nicola Timpone , presidente del Gal “La Cittadella del Sapere”. Benché possa essere appesantito da effetti speciali (l’inseguimento tra gli aerei realizzato al computer su sfondo realistico dei cieli lucani) “Ustica” è un buono esempio di cinema civile che ottimamente sintetizza le migliaia di pagine della sentenza del giudice Rosario Priore sulla “caduta-guerresca” del Dc-9 della compagnia privata Itavia avvenuta il 27 giugno del 1980 e in cui perirono ottantuno persone . Quel Dc-9 scomparve dagli schermi dei radar non per una avaria del motore (come si cercò di far credere all’inizio) ma perché abbattuto da un aereo americano all’inseguimento di un mig libico che volava a ridosso del velivolo italiano per cercare una copertura di protezione.
Diverso da “Il muro di gomma” (1992) di Marco Risi, “Ustica” è film su una verità negata, su un mistero di cui nel nostro paese dopo trentacinque anni si fa ancora fatica a parlare, infatti non a caso Rai-cinema e Medusa si sono rifiutate di partecipare alla co-produzione italo-belga realizzata da Indipendent Movies e Zenit Distribuiton.
Non disturba la scelta di Martinelli di aver voluto agganciare ai fatti reali parallele situazioni di fiction, ciò che è importante è la tesi di fondo del film: quel giorno di giugno di trentasei anni fa nei cieli italiani ci fu una vera e propria azione di guerra (a nostra insaputa) e che ottantuno morti aspettano ancora giustizia. Qualche cedimento si può notare nella prova attoriale, ma “Ustica” chi ha la fortuna di vederlo sul grande schermo non ne perda la visione. Strapperà, in ogni caso, un’opinione. E’ un film che vive oltre lo schermo. E non è una sconcezza se fa pure arrabbiare.
Ustica
Un film di Renzo Martinelli. Con Caterina Murino, Tomas Arana, Marco Leonardi, Lubna Azabal, Enrico Lo Verso. durata 106 min. – Italia 2016. –