di Gianni Quilici
Il film potrebbe essere visto o considerato come una sfida: di ricerca sul campo e di immaginazione psico-sociologica. Perché il film si svolge, infatti, a Bridgend, un paese di 40mila abitanti nel Galles in cui, in diciotto mesi, ventidue ragazzi tra i 15 e i 27 anni si sono tolti la vita. Uno dietro l’altro. Tutti impiccati, in contatto attraverso i social network, come Bebo o Facebook.
Occasione persa. Il film sottolinea la cupezza del villaggio, con una foresta che sembra incombere inquietante, la mancanza di un qualsiasi dialogo con gli adulti o la violenza di un padre che non ha autorevolezza perché non ha consapevolezza, sorvola il rapporto con la scuola e enfatizza la relazione tra i ragazzi, aggiungendo al loro misticismo (si uccidono, sembra, per ritrovarsi con chi si è ucciso) il misticismo del regista stesso, che si identifica con loro, assumendo il loro punto di vista in un finale che, a causa di questa partecipazione emotiva, sfiora il ridicolo.