di Maddalena Ferrari
Tornatore racconta una storia, fatto non nuovo per lui, intricata, lambiccata ed improbabile; una storia d’amore oltre la morte. E lo fa parlando inglese, cosa che gli consente di attingere ad una dimensione non provinciale, sovranazionale e quindi, forse, nelle intenzioni, emblematica ed assoluta.
C’è anche un meccanismo da intrigo poliziesco, il mistero, gli indizi, la ricerca; ma la realtà delle cose viene svelata abbastanza agevolmente. E non manca nemmeno il lieto fine (supposto).
I due innamorati protagonisti sono personaggi di alto profilo intellettuale: lui professore, lei studentessa di astrofisica. La differenza di età è consistente e naturalmente l’uomo, che ha le sembianze non trascurabili di Jeremy Irons, non solo è affascinante, ma anche paterno e protettivo; la ragazza, interpretata da una delle ultime ”belle” che il cinema ha scoperto, Olga Kurylenko, è innamoratissima e, oltre a studiare una disciplina dall’ardua accessibilità, usa il suo corpo agile e forte per fare la stantwoman, esibendosi in performances pericolosissime, a quanto sembra.
Dopo l’incontro d’amore travolgente che vediamo all’inizio del film, la corrispondenza fra gli amanti avverrà poi solo attraverso il computer, che permetterà ai due di incontrarsi in una visione virtuale.
Tecnologia e scienza sono parti integranti della storia, che ha risvolti filosofici nel raffronto fra vita dell’uomo e vita dell’universo, dove una stella continua a parlarci anche dopo che , da tempo immemorabile, è morta e dove la materia, come il corpo della protagonista, è indistruttibile…
Tutto questo fa parte di un progetto creativo del regista, che in precedenza aveva scritto un romanzo e successivamente ne ha tratto un film. Un progetto ambizioso, che va necessariamente a scontrarsi ( o incontrarsi ) con questioni come complessità e credibilità dei personaggi e della vicenda, capacità di narrare e di coinvolgere.
Credo che il merito maggiore di Tornatore consista nell’aver creato un’atmosfera, che in buona parte è il film e ne sostiene anche le parti più deboli, come l’evolversi dei fatti una volta che il mistero è svelato.
Ed è un’atmosfera creata dal linguaggio cinematografico, che rende fluido il racconto, inducendoci a sorvolare su alcuni stereotipi, che lo possono intralciare, dalla recitazione “naturale”, mai sopra le righe, dalla bella ambientazione un po’ cupa, ma nitida (stupendi i luoghi: Edimburgo, il lago d’Orta ), dalla musica di Ennio Morricone, non invadente, dolce e malinconica. Inoltre Tornatore sa creare momenti sospesi particolarmente intensi, come quello in cui avvertiamo il senso di vuoto e lo smarrimento della giovane donna, man mano che si avvicina a scoprire la verità.
Al di là di tutto questo, che forse non è poi tanto poco, la macchinosità della costruzione si sente e, nell’affastellarsi di fatti davvero incredibili e poco convincenti, si fa strada una sensazione di fastidiosa prolissità
di Laura Menesini
Film d’amore, un melò, ma di un amore particolare, intrastellare – potremmo dire – un amore tra due persone di età completamente diversa ma tale da superare ostacoli generalmente ritenuti impossibili per gli umani. L’astrofisica però studia le stelle che sono morte da centinaia, migliaia di anni e quindi non è impossibile continuare a rimanere in contatto anche quando non ci siamo più materialmente.
Questo l’assunto originale del film, questa l’idea che, sviluppata in tempi un po’ più veloci e senza troppe lungaggini e soprattutto senza il ricorso a effetti speciali che avremmo evitato volentieri, poteva rendere il film assai buono. La recitazione della Kurylenko superba, anche perché deve reggere il peso di quasi tutto il film da sola.
Le ambientazioni sono molto suggestive, Edimburgo di notte e di giorno bellissima, con la pioggia o con le nuvole esprime perfettamente lo sbandamento di Amy, così come il cosiddetto Borgo Ventoso, con quei grigi che rappresentano la disperazione profonda di questa donna, il suo non riuscire a capacitarsi di quanto le sta accadendo.
Tornatore riesce sempre a toccare le nostre corde più profonde, anche la storia d’amore più usuale – e questa certamente non lo è – nelle sue mani si trasforma in qualcosa di intimo che ti colpisce e ti rimane impresso. Indubbiamente avrebbe fatto meglio a ridurre i filmati, ad evitare passati traumatici e familiari di contorno.
Lo riconosciamo nel finale, quando vediamo una scultura stupenda e ritroviamo una persona vera con le sue contraddizioni, le sue gioie e i suoi dolori, perché la vita è questa, un insieme di alti e bassi da cui il nostro istinto animalesco di sopravvivenza ci fa tirare avanti.
La corrispondenza Un film di Giuseppe Tornatore. Con Jeremy Irons, Olga Kurylenko, Simon Anthony Johns, James Warren, Shauna Macdonald, durata 116 min. – Italia 2015.