“Difret – Il coraggio per cambiare ” di Zeresaney Mehari

difdi Gianni Quilici

La storia: Difret racconta l’odissea di Hirut Assefa, una ragazzina 14enne, che, dopo essere stata rapita e stuprata, secondo le leggi non scritte dei villaggi rurali etiopi, sarebbe costretta a sposarsi con il rapitore-stupratore. Hirut tuttavia riesce fortunosamente a fuggire armata di un fucile, ed inseguita, accerchiata e impaurita, uccide colui che avrebbe dovuto sposare. Da qui la condanna degli uomini del villaggio: Hirut deve morire.

Film ispirato ad una storia vera avvenuta nel 1996, Difret è stato girato in 35 mm in Etiopia con attrici e attori etiopi, una troupe quasi interamente etiope ed è stato poi accolto sotto la protezione di Angelina Jolie come co-produttrice.  Premiato dal pubblico al Sundance e  al Panorama del Berlinale, da lì ha iniziato il suo cammino internazionale, prima pellicola etiope ad arrivare, per esempio, sui nostri schermi.

Quali le ragioni, a mio parere, di questo successo?

Perché Difret è uno di quei film di denuncia sociale, che tocca i sentimenti più elementari attraverso la forza dei fatti.

E’ appunto in una situazione in cui l’ingiustizia contro la donna è così spietata e irragionevole, che inevitabilmente si viene a creare un contrasto netto, evidente tra chi lotta per la civiltà e chi per il mantenimento delle barbarie.

Da qui finiscono per contare, più che lo scavo psicologico, le ragioni forti di questo scontro civile.

Da qui anche quello schematismo, per certi versi forse inevitabile, tra i buoni e i cattivi.

Zeresaney Mehari tuttavia, pur prendendo una posizione netta, non si erge a giudice, mantenendo il distacco di chi vuole mostrare, senza deformare.

Una delle sequenze più riuscite, infatti, è quella, in cui gli uomini del villaggio si raccolgono, seduti sotto un grande albero, per giudicare la ragazzina. La violenza dei loro volti e delle loro parole viene mostrata, ma non giudicata, e dalla sincera ferocia con cui condannano a morte la ragazzina si percepisce che questa viene da lontano, si è tramandata per secoli, non può essere, in quel momento, messa in discussione, perché fa parte della loro identità profonda e, in quel contesto, assumono ancora più valore espressivo le parole del padre nel rappresentare le ragioni della ragazza.

Il merito del film è quindi anche quello di allargare la percezione delle zone buie del nostro pianeta, facendoci sentire e capire in quale condizione di illibertà e di paura vivono ancora oggi -2014- le donne in certe zone dell’Etiopia. E lo fa assumendo l’esperienza dell’avvocatessa Meaza Ashenafi, che da anni con la sua associazione combatte in Etiopia per i diritti delle donne con il punto di vista  più profondo: quello politico, come osserva Cristina Piccino su Il manifesto, “che coinvolge istituzioni, governo, poliziotti tutti complici e compiacenti verso quella tradizione”.

Ma rimane anche scolpito lo sguardo scuro e silenzioso,  smarrito e però anche incuriosito di Hirut (bene interpretata dall’esordiente Tizita Hagene) a contatto per la prima volta con la civiltà moderna, con modi di vivere per lei inconcepibili.

Difret – Il coraggio per cambiare

Un film di Zeresenay Berhane Mehari. Con Meron Getnet, Tizita Hagere, Haregewoin Assefa, Shetaye Abreha, Mekonen Laeake.

durata 99 min. – Etiopia, USA 2014. –


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