Festival dei Popoli. “Dans, Grozny dans. The Damned and the Sacred”di Jos de Putter

di Maddalena Ferrari

Siamo tra la fine della prima guertimthumb.phpra cecena e l’inizio della seconda. Ovunque morte e distruzione. Il paesaggio urbano è devastato. Il cielo è a tratti solcato da minacciosi aerei da guerra. Manca ogni speranza, soprattutto nei volti dei bambini, degli adolescenti.

In questo quadro il documentarista Jos de Putter segue la nascita, la formazione di una compagnia di ballo di giovanissimi, costruita con fatica e pervicacia dal grande ballerino Ramzan Akhmadov, che riuscirà a cogliere i frutti del suo lavoro, portando i suoi allievi in tournée nelle città europee ( “il paradiso”, dice qualcuno di loro ).

Sono danze folkloriche. Richiedono alle ragazze movenze sinuose ed eleganti, ai maschi atletismo acrobatico e leggero; a tutti conoscenza e controllo di sé, concentrazione e disciplina.

Il regista accenna alle loro storie, e a quella del maestro, attraverso le parole che essi rivolgono a chi li riprende, o che si scambiano nelle loro conversazioni; attraverso brani del vivere quotidiano; soprattutto attraverso le belle sequenze delle prove e degli spettacoli veri e propri, dove si alternano sguardi d’insieme e piani ravvicinati.

Sono storie di emancipazione, di gratificazione, di speranza; sempre sul filo della precarietà: oltre ai pericoli della guerra, ci sono quelli legati alla società ed al potere; dalla conversazione con il regista, che si è tenuta a fine proiezione, veniamo infatti a sapere che una delle ragazze è stata scelta, senza possibilità di scegliere a sua volta, come terza moglie dall’uomo forte del regime attuale.

E’ una precarietà che nulla toglie all’intensità dei momenti di crescita vissuti dai protagonisti, alla bellezza del loro farsi artisti.

Grozny dans. The Damned and the Sacred” di Jos de Putter. Documentario. Paesi Bassi , 2002, 75 minuti


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