Restauro. “Per un pugno di dollari” di Sergio Leone

imagesdi Mimmo Mastrangelo

“PER UN PUGNO DI DOLLARI” DI SERGIO LEONE E’ STATO PRESENTATO IN ALTA DEFINIZIONE A CANNES. IL RESTAURO L’HA CURATO LA CINETECA DI BOLOGNA.

Costò 120 milioni, ma al botteghino italiano sbancò incassando due miliardi di lire. Distribuito poi in tutto il mondo i proventi non furono da meno.

La stampa dell’epoca scrisse che con “Un pugno di dollari” Sergio Leone aveva inventato un genere e lui di rimando dichiarò: “Se io sono il padre degli spaghetti western vuol che ho messo al mondo personaggi che sono dei veri figli di puttana”.

Il film, girato cinquant’anni fa da Leone (ma con lo pseudonimo Bob Robertson) e che lanciò sul grande schermo Clint Eastwood, è stato presentato nella versione restaurata in alta definizione nella serata finale di Cannes numero 67. Il direttore artistico del Festival Thierry Frémaux ha spiegato in conferenza stampa che la proiezione sarà l’occasione per mostrare un film che “quando uscì non sarebbe mai stato ospitato ad un Festival come quello di Cannes in quanto appartenente ad un cinema considerato ancora impuro”. “Solo dopo –ha aggiunto Frémaux – riuscì a conquistare una nobile reputazione anche grazie a degli sfegatati amanti del cinema di genere come il regista Quentin Tarantino il quale interverrà prima della proiezione”.

Il film – che ricordiamo si rifà alla “Sfida del samurai” (1962) di Akira Kurosawa ed ha per protagonista un pistolero-mercenario (Eastwood) che arriva in un villaggio e si vende alla miglior offerente tra le bande in conflitto – è stato restaurato in alta definizione dalla Cineteca di Bologna insieme alla Unidis Jolly Film (che aveva prodotto e distribuito la pellicola all’epoca) e alla Film Foundation di Martin Scorsese (altro amante del film di genere e della grande cinematografia italiana).

Con “Un pugno di dollari” Leone realizzò secondo Hollywood un western atipico dove la violenza è sottolineata da una regia barocca e dilatata che “affronta i canoni del genere con sottile taglio dissacratore” ed influenzerà altri autori (su tutti Peckinpah).

Akira Kurosawa accusò di plagio Leone, ma il regista rimase totalmente indifferente di fronte all’ imputazione del collega giapponese.


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