Carcere. Due detenuti e un secondino. Uno è giovane, liscio, si adora. L’altro è maturo, peloso, desideroso. Il secondino, guarda, si insinua, partecipa.
Unico film di Jean Genet. Film sul desiderio. Del corpo maschile. Desiderio di sé narcisisticamente e dell’altro come immaginazione. Così la parete di separazione tra le due celle diventa corpo da abbracciare, da strusciare. Così il filo di paglia, inserito in una buca del muro e da cui i due detenuti inspirano e espirano il fumo della sigaretta diventa simbolicamente una fellatio.
I corpi come centro del desiderio. Corpi che fantasmaticamente si intrecciano, s’avviluppano, si palpano, si prendono.
Silenzio come musica, occhi come spazio mentale che si dilata, diventa storia, immaginazione, sogno.
Un chant d’amour
di Jean Genet
con Java, Coco Le Martiniques, André Reybas, Lucien Senemaud
Francia 1950
Dur: 25 min.