Lo stile documentaristico di Andrea Segre richiede pazienza. La pazienza di seguire lo scorrere di una vita quotidiana, dove apparentemente non succede nulla, almeno di rilevante.
Così via via impariamo a conoscere Dani, fuggito dal Togo e successivamente dalla Libia in fiamme; conosciamo Pietro, vecchio falegname e apicoltore, di poche parole e meditate, da cui Dani ha trovato lavoro; suo nipote, Michele, un ragazzino 11enne per certi versi già autonomo, ma dolorosamente irrequieto per la morte del padre che sogna in incubi ricorrenti; sua mamma, Elisa, che soffre del rapporto conflittuale con il figlio e forse di solitudine.
Questa quotidianità la viviamo in una cornice sempre più frequente nel cinema italiano, che “conta”. Pensiamo ad alcuni dei film dei nostri registi più dotati: Garrone, Ciprì, Diritti, Crialese, Frammartino. Non la metropoli o città-cittadina, ma il paese, la montagna o i quartieri popolari delle metropoli. In La prima neve siamo a Pergina, piccolo paese del trentino, ai piedi della val dei Moicheni, dove il dialetto (sottotitoli), anche tra gli adolescenti, ha ancora più forza della lingua nazionale .
Andrea Segre progressivamente, dando al tempo cinematografico la sua necessità, riesce sottilmente a far emergere i traumi, i conflitti, ed anche se non a scioglierli, almeno a dare loro più orizzonte, fino a farci sentire la nudità della poesia. Una poesia che nasce non tanto dalle parole, comunque essenziali, quanto dalla accumulazione di
piccoli fatti silenziosi, che culminano in sequenze in cui i protagonisti “confessano” le loro lacerazioni: Dani, che vuole andarsene a Parigi e lasciare lì la sua bambina comunque al sicuro, perché essa le ricorda troppo la moglie amatissima morta durante il parto; Michele, che racconta la morte del padre nello scenario grandioso della montagna, ricoperta dalla prima neve, senza sottolineature sentimentalisti che.
La fotografia di Luca Bigazzi fa corpo con volti e paesaggi, la musica da una parte è essenziale: pochi strumenti; dall’altra, come osserva Andrea Segre, diventa anche “ linguaggio a sé e non soltanto a servizio dell’immagine”
Gli attori riescono tutti a farsi personaggi, che hanno nel volto una storia, sia gli attori professionisti che i bambini. In particolare si dimostra all’altezza di un compito non facile il giovanissimo Matteo Marchel, nell’interpretare Michele, sia nel corpo che si muove e lavora nel bosco che nell’intensità dello sguardo.
LA PRIMA NEVE
di Andrea Segre. Con Jean-Christophe Folly, Matteo Marchel, Anita Caprioli, Peter Mitterrutzner, Giuseppe Battiston.
durata 105 min. – Italia 2013.