“La prima neve” di Andrea Segre

venezia-70-la-prima-neve-di-andrea-segre-oriz-L-DnpCcIdi Gianni Quilici

Lo stile documentaristico di Andrea Segre richiede pazienza. La pazienza di seguire lo scorrere di una vita quotidiana, dove apparentemente non succede nulla, almeno di rilevante.

Così via via impariamo a conoscere Dani, fuggito dal Togo e successivamente dalla Libia in fiamme; conosciamo Pietro, vecchio falegname e apicoltore, di poche parole e meditate, da cui Dani ha trovato lavoro; suo nipote, Michele, un ragazzino 11enne per certi versi già autonomo, ma dolorosamente irrequieto per la morte del padre che sogna in incubi ricorrenti; sua mamma, Elisa, che soffre del rapporto conflittuale con il figlio e forse di solitudine.

Questa quotidianità la viviamo in una cornice sempre più frequente nel cinema italiano, che “conta”. Pensiamo ad alcuni dei film dei nostri registi più dotati: Garrone, Ciprì, Diritti, Crialese, Frammartino. Non la metropoli o città-cittadina, ma il paese, la montagna o i quartieri popolari delle metropoli. In La prima neve siamo a Pergina, piccolo paese del trentino, ai piedi della val dei Moicheni, dove il dialetto (sottotitoli), anche tra gli adolescenti, ha ancora più forza della lingua nazionale .

Andrea Segre progressivamente, dando al tempo cinematografico la sua necessità, riesce sottilmente a far emergere i traumi, i conflitti, ed anche se non a scioglierli, almeno a dare loro più orizzonte, fino a farci sentire la nudità della poesia. Una poesia che nasce non tanto dalle parole, comunque essenziali, quanto dalla accumulazione di

piccoli fatti silenziosi, che culminano in sequenze in cui i protagonisti “confessano” le loro lacerazioni: Dani, che vuole andarsene a Parigi e lasciare lì la sua bambina comunque al sicuro, perché essa le ricorda troppo la moglie amatissima morta durante il parto; Michele, che racconta la morte del padre nello scenario grandioso della montagna, ricoperta dalla prima neve, senza sottolineature sentimentalisti che.

La fotografia di Luca Bigazzi fa corpo con volti e paesaggi, la musica da una parte è essenziale: pochi strumenti; dall’altra, come osserva Andrea Segre, diventa anche “ linguaggio a sé e non soltanto a servizio dell’immagine”

Gli attori riescono tutti a farsi personaggi, che hanno nel volto una storia, sia gli attori professionisti che i bambini. In particolare si dimostra all’altezza di un compito non facile il giovanissimo Matteo Marchel, nell’interpretare Michele, sia nel corpo che si muove e lavora nel bosco che nell’intensità dello sguardo.

LA PRIMA NEVE

di Andrea Segre. Con Jean-Christophe Folly, Matteo Marchel, Anita Caprioli, Peter Mitterrutzner, Giuseppe Battiston.

durata 105 min. – Italia 2013.


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