E’ con una rassegna su Marco Ferreri che iniziamo il 2014. A promuovere questa iniziativa sono il Circolo del cinema e la Fondazione Banca del Monte, come lo scorso anno lo fu con Fassbinder.
Ma perché, tra tanti possibili, abbiamo scelto Marco Ferreri?
Perché Ferreri è stato un regista preveggente, che ha colto a fondo il suo tempo, da continuare a parlarci oggi forse più di ieri. Perché è stato, invece in gran parte, dimenticato. Soprattutto e infine perché è conosciuto pochissimo dalle generazioni, che si sono affacciate al cinema negli anni 2000 e che potranno con i suoi film a volte stupirsi, certamente interessarsi.
Marco Ferreri è stato, infatti, uno dei più europei fra i registi italiani. Colui che con pochi altri ha saputo rappresentare le pieghe della società del suo tempo ed in parte di oggi: industrializzata e consumistica, distruttiva e autodistruttiva, integrata e ribelle; il regista che forse con più perspicacia ha seguito le trasformazioni antropologiche in divenire nel maschio, nella femmina, nei bambini e nei loro rapporti.
Dal neorealismo alla commedia di costume all’apologo, Ferreri ha filmato senza alcuna consolazione estetica, ma con una sarcastica, aggressiva, lucida negatività verso il Pianeta e il suo futuro.
E tutto ciò con uno stile tagliente e beffardo e un ammirevole ed insolito (nei registi italiani) distacco nei confronti dei suoi personaggi e della sua autobiografia.
Ferreri è stato forse il primo, con Il seme dell’uomo, a rappresentare, già alla fine degli anni ’60, quanto il Pianeta fosse sulla via di distruggersi, con un apologo forse imperfetto, ma profeticamente poetico.
Uno dei primi a cogliere, in modo crudelmente sardonico, la disumanizzazione dell’uomo oggetto tra gli oggetti, senza la possibilità di fuggirne, in Dillinger è morto.
Uno dei primi, se non il primo, a rappresentare con un grande film, La grande abbuffata, “di notevole originalità e geniale in più punti” (Alberto Moravia), la decadenza della nostra società, simbolizzata straordinariamente da quattro amici, che moriranno, uno dopo l’altro, con lo stomaco traboccante e i genitali svuotati, mangiando e copulando. Insomma Marco Ferreri è un viaggio, che non ci lascerà indifferenti e, se bene inteso, forse neppure uguali a prima.
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