49 Mostra di Pesaro. “Matei Copil Miner” di Alexandra Gulea

matei_child_miner_posterdi Maddalena Ferrari

Matei abita in un distretto minerario rumeno anonimo e degradato; è il bambino del nonno: la mamma è emigrata in Italia con il suo uomo ed ha altri due bimbi piccoli.

Matei sente di essere stato abbandonato. Il suo sguardo serio, triste interroga gli adulti-distanti: il nonno, autorevole, punto di riferimento affettivo ed anche contraddittorio modello di identificazione; la maestra, dura e repressiva. Ma tutto è vecchio. La modernità, che arriva nella provincia povera della Romania europea, si insinua nei comportamenti dei più fragili. Lo scontro è inevitabile. Matei se ne va da casa, arriva nella metropoli, vive da barbone.

C’è una cosa che lo salva, dandogli identità: l’interesse, l’amore per gli insetti, che, come può, studia e cataloga con passione. Per lui pronunciare l’elenco di questi animali con il nome scientifico, seguito da quello comune, è come suonare una musica. E a Bucarest fa la conoscenza, al museo di Storia Naturale, dei grandi rettili preistorici. Il piccolo e il gigantesco sono dimensioni misteriose ed affascinanti in egual misura. E’ grazie a queste esperienze che Matei sopporta (supera?) il trauma dell’abbandono e cresce…

La regista Alexandra Gulea, al suo primo lungometraggio, ha ricevuto a Pesaro sia il premio della giuria dei giovani, sia quello ufficiale “Lino Miccichè”. Meritatamente. Il film ha uno stile oggettivo-documentaristico e personale. Procede per ellissi: vediamo il ragazzo, con il suo visino intenso, ma quasi impassibile, in momenti diversi, senza intrusioni psicologiche, ma scoprendo su di lui l’effetto dell’agire degli altri; lo vediamo dentro il paesaggio, desolato quello della provincia, caotico quello della capitale, e siamo messi nella condizione di comprendere i riflessi dell’ambiente su di lui.

L’autrice ci mostra quasi con durezza i fatti; il loro impatto sulle persone e soprattutto sul protagonista viene appena suggerito. La m.d.p. registra impassibile la freddezza della luce e dei colori. Questo stile dà intensità alla vicenda e spessore ad una realtà antropologica trasformata e in continua mutazione.

MATEI COPIL MINER

regia: Alexandra Gulea

sceneggiatura: Alexandra Gulea

cast: Alexandru Czuli, Remus Margineanu

fotografia: Reinhold Vorschneider

montaggio: Bruno Tracq

scenografia: Mihaela Poenaru

musica: Stephane Karo

paese: Romania, Germania, Francia

anno: 2012

durata: 105 minuti



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