E’ un film che rimane. Per una ragione. Perché c’è una vera rivolta. Una rivolta esistenziale contro la famiglia alto-borghese, contro l’America popolare “squallida e consumistica, devastata e stanca”…
Ed è una vera rivolta, perché nasce dal dolore di corrispondenze mancate. Corrispondenze sentimentali: con la cameriera ingenuamente e popolarmente volgare e quella più sottilmente conformistica con la cognata; corrispondenze culturali: con un padre oggi silente, con un fratello pieno di sè e cieco verso ciò che accade oltre lui.
Ed è una rivolta che nasce non dall’estetismo, ma dall’impossibilità di, e che tuttavia (con la cameriera per esempio) si assume delle responsabilità.
Jack Nicholson interpreta una figura complessa: ironico e angosciato con quella cifra recitativa, che diventerà una sua caratteristica, ossia lo scatto improvviso, veloce, tagliente ora beffardo, ora tormentato.
Cinque pezzi facili (Five easy pieces)
Produzione: Stati Uniti 1970
Diretto da : Bob Rafelson
Soggetto e Sceneggiatura: Adrien Joyce, pseudonimo di Carol Eastman
Con: Jack Nicholson, Karen Black, Billy “green” Bush, Fannie Flagg, Sally Ann Struthers, Richard Sthal, Lois Smith, Lorna Thayer, Susan Anspach, Ralp Waite, William Challee