“Quando pensi che con una donna è fatta,
perdi il senso della strategia”.
“Peccato!” Mi è venuto da pensare.
La migliore offerta ha un bell’inizio. Un bel personaggio, misantropo e geniale, esperto d’arte, apprezzato e conosciuto in tutto il mondo, un grande attore, Geoffrey Rush, una notevole capacità di girare e una sceneggiatura originale e colta, infine, il mistero, la crescente curiosità (morbosità?) di vedere un volto, un volto che si nasconde.
Tornatore è, infatti, un regista virtuosistico, abilissimo a costruire storie, a lasciare indizi, ad incastrarli simbolicamente e realisticamente, a capovolgere situazioni, che sembravano ben strutturate, con colpi di scena o presunti tali.
E’ qui, quando doveva sciogliere la storia dandone un epilogo o lasciandola pure sospesa, che sono emersi i limiti, a mio parere, del film e forse anche del cinema di Tornatore. Il regista siciliano sceglie la strada più semplice: l’intrigo narrativo da thriller, di cui ha disseminato piccoli indizi qua e là e che poi raccoglie nel finale come un puzzle beffardo, che lascia il protagonista non più soltanto solo come era prima, ma privo di quella energica identità su cui aveva costruito una carriera di grande prestigio professionale.
Il colpo di scena finale, prevedibile del resto, è poco verosimile nel modo come è rappresentato, in una storia comunque realistica. A parte ciò, questa scelta riduce il personaggio enigmatico e agorafobico della ragazza ad un’improbabile commediante e coloro che sono partecipi di questa complessa macchinazione a interpreti di una ingegnosa storia ben studiata e abilmente oliata a tavolino. Tuttavia troppo lineare, senza neppure una scalfittura. Ne consegue: da una parte lui ridotto in carrozzella in una casa di riposo, che si rivede, in brevi flash, dopo la beffa; dall’altra, fuori campo, come immaginazione, il ghigno di chi l’ha fatta franca e se la gode. Con, in più, la musica invadente, consolatoria e celebrativa di Ennio Morricone, che, invece, di creare la giusta distanza critica dal personaggio, vi aderisce sentimentalmente.
Evidente la scelta di Tornatore di cercare il coinvolgimento emotivo del pubblico, anche attraverso l’estetismo. Ed infatti l’ultima scena a Praga, con una carrellata all’indietro, che si allontana lentamente dal tavolo in cui lui solo aspetta chi non verrà mai, in un ristorante molto simbolico, con la presenza di decine e decine di orologi a a sottolineare la perfetta collimazione degli ingranaggi, è una scena tipicamente kitsh, su cui la musica di Morricone, come dicevo, ricarica la sua indispensabile dose.
Restano comunque indimenticabili, ed è tanto, il protagonista, che è il perno del film e che è scoperto nel suo “quid” più profondo, e la interpretazione nevroticamente energica e sottilmente disperata di Geoffrey Rush.
LA MIGLIORE OFFERTA
The Best Offer
REGIA: Giuseppe Tornatore
SCENEGGIATURA: Giuseppe Tornatore
ATTORI:
Geoffrey Rush, Jim Sturgess, Donald Sutherland, Sylvia Hoeks, Philip Jackson, Dermot Crowley, Liya Kebede
Ruoli ed Interpreti
FOTOGRAFIA: Fabio Zamarion
MONTAGGIO: Massimo Quaglia
MUSICHE: Ennio Morricone
PAESE: Italia 2012
DURATA: 124 min