Ritratti di Man Ray. Un divertimento per lui e intrigante, credo, per molti lettori, su foto sue, di più o meno grande valore, perché in sé contengono l’anima, a volte la sperimentazione fotografica, perché questi sono ritratti quasi tutti di personaggi famosi, soprattutto, della pittura e della letteratura. In questo libretto troviamo, infatti, Picasso e Matisse, Virginia Woolf e Henry Miller, Bunuel e Eisenstein, per citarne solo alcuni.
Man Ray si è divertito a dare un voto alle sue foto: da 1 a 20, come facevano i surrealisti, e come si fa oggi quasi dappertutto; e a dare giudizi ai fotografati, spesso dipendenti dalla simpatia e antipatia verso il personaggio ritratto.
I più interessanti sono forse i giudizi critici o malevoli. Di T. S. Eliot scrive: “Non mi interessa più di quanto io non interessi a lui”. Di Fernand Léger invece: “La sua opera è talmente pesante che sembra tagliata nella massa”. E di James Joyce: “ Un corso di letteratura inglese può aiutare ad apprezzarlo”. Il giudizio più amorevole forse è per Nush Eluard, la moglie di Paul:” Nessuna fotografia potrebbe restituire il fascino e la dolcezza di questa donna”.
L’unica foto a cui dà il massimo foto, 20, è per Juliet Ray, la moglie; 19 per Marcel Duchamp e 18 per André Breton, Erik Satie, Marx Ernst, Tristan Tzara, tutti suoi cari amici.
Immagino che sia uno dei libri non pubblicati in vita, ricavati dalle carte post mortem, come accade per gli artisti che hanno ancora un pubblico. Piacevoli, come schegge libere da quei controlli, che soffocano quella libertà di non avere riguardi, anche se poi non aggiungono e non tolgono nulla ai loro autori.
Il libro costa comunque troppo rispetto alla dimensione delle pagine, ma si può sfogliare, riflettendoci sopra, in poco tempo, in una di quelle librerie aperte alla lettura, con sedie o poltrone, sorseggiando magari una cioccolata calda.
Man Ray. Ritratti. Edizioni A, Abscondita. Traduzione di Guido Alberti. Pag. 73. Euro 12,50