Realizzato nel 2007, premio David Donatello come migliore documentario italiano, Madri di Barbara Cupisti, nasce da un proposito eticamente e politicamente alto: far parlare donne palestinesi e israeliane, a cui sono stati uccisi o si son fatti esplodere come Kamikaze, uno e, in certi casi, più figli. Perché il dolore delle madri non ha ascolto, “sto urlando senza voce” dice una di esse, ed il loro strazio rimane un numero e si perde nell’indifferenziato; non ci sono più i volti, i corpi, la felicità che è stata.
Barbara Cupisti, attrice in film come La chiave, Opera, Il poliziotto e il bambino, Denti, realizza un documentario emozionante, a cui seguirà, un anno dopo, come dittico sullo stesso tema, Vietato sognare.
Perché emozionante?
Primo: le madri (otto palestinesi, sette israeliane) raccontano, meglio evocano, con spazi carichi di silenzio, fatti terribili, come se ancora li vivessero, dolori incancellabili, così atroci e inchiodati dentro di loro da non avere più lacrime. Tante sono le storie, ma le più emblematiche che il documentario rappresenta sono forse quelle della mamma di Malki (15 anni, vittima di un kamikaze alla pizzeria Sbarro, a Gerusalemme nel 2002) e della madre di Izz, il ventunenne di Jenin, autore dell’attentato. Non c’è la presenza diretta della regista, non ci sono domande, né interlocuzioni. C’è una presenza più sottile: avere creato le condizioni psicologiche, perché queste donne, queste madri, sentissero la fiducia di chi le guarda, si aprissero totalmente.
Secondo: i primi e primissimi piani dei volti delle donne filtrano dentro le immagini di repertorio di foto e filmini di giovani e adolescenti sorridenti nella loro immemore giovinezza, oppure accompagnano riprese strazianti di corpi uccisi, feriti, dilaniati, con gente disperata che corre, piange o è disperata-infuriata, che fanno parte di quella precisa tragedia che quella madre sta raccontando.
Terzo: questa mescolanza di testimonianze e immagini, quasi inavvertita per un montaggio fluido, è scandita dalla strada con le case distrutte, il muro, i cieli mutevoli (il viaggio che da Tel Aviv si muove attraverso i territori palestinesi), dallo scorrere del tempo (i giorni e l’ora segnalati dalla videocamera) e dalla musica di Francesco Cerasi, che trova la giusta misura tra il distacco e la compassione.
Madri sottolinea e valorizza inoltre, l’associazione Parents’ Circle, un gruppo di genitori israeliani e palestinesi che hanno perso i figli nella guerra ed ora insieme lavorano per portare la pace. Pur avendo storie, idee, estrazioni culturali e sociali diverse, tutte-i condividono un desiderio: che non ci siano più innocenti a pagare per colpe non loro.
E’ scandaloso, infine, che la RAI, che ha prodotto il documentario, non l’abbia mai trasmesso. Un’altra conferma di cosa sia la RAI di ieri e di oggi.
Madri
Regia: Barbara Cupisti
con Nitza Shapira, Yael Mesheiker, Iman Al-Massri, Sarit Bargur, Hayat Younis Al Athamna, Wala’ Rajeh Ghebin, Frimet Roth, Aviva Razel, Fatmeh Mohamad, Salma Zidan, Fakhriyeh Al-Baw, Fathiyeh Zaghreer, Rahmeh Al-Qassas, Suzan Thaljieh, Daniela Kitain, Tamara Rabinowitz
Soggetto e sceneggiatura: Barbara Cupisti
Musiche: Francesco Cerasi
Montaggio: Francesca Mor
Fotografia: Eyal Zahavi (Israele), Raed Al Helou (Palestina)
Durata: 90′. Paese: Italia. Produzione: Rai Cinema, Digital Studio & Dvd Srl, Secret Garden Productions