“C’era una volta in Anatolia” di Nuri Bilge Ceylan

era_una_volta_anatolia_3di Maddalena Ferrari
Film di uomini, che vedono la donna dal loro punto di vista: una visione, un sogno, un desiderio, un rimpianto. E riflettono sulla vita, sulla loro vita, sul suo senso. Il dottore è alle prese con i problemi della famiglia: la moglie che gli telefona mentre è al lavoro, il figlio malato che ha bisogno urgente di farmaci; il dottore, silenzioso e schivo, ha alle spalle un matrimonio fallito; il procuratore rievoca una donna bellissima, “moglie di un amico”, che ha predetto con precisione, senza essere malata, il momento della sua morte. E c’è anche l’assassino, il quale asserisce che il bambino della vedova dell’uomo che ha ucciso è suo figlio.
All’inizio, un antefatto, mostrato in un bellissimo piano-sequenza: il nostro sguardo si avvicina lentamente ai vetri sporchi della porta di un’autorimessa; nell’interno, tre uomini mangiano, bevono, brindano; poi uno di loro si alza, si avvicina a noi… ed esce, per dare da mangiare al cane; un camion mette in moto e attraversa fragorosamente la scena.
La storia si basa su un oscuro fatto di violenza e omicidio e racconta una defatigante ricerca da parte delle forze dell’ordine, guidate ma anche fuorviate da un ambiguo reo confesso, del cadavere sepolto della vittima. Il luogo è l’Anatolia, con le sue immense distese d’erba ondulate, costellate di alberi, dove, ai margini di una strada sconnessa, si incontra ogni tanto una fontana e ad un certo punto ci si imbatte in un villaggio sperduto. Il tempo è quasi per intero la notte. Le macchine della polizia, con i loro fari gialli, fendono l’oscurità…
Il viaggio notturno si sviluppa tra lunghe soste, scambi di battute funzionali all’azione, dialoghi e riflessioni assolutamente divergenti da essa. Ciò che conta non è tanto l’esito di un intrigo, quanto invece la psicologia, il vissuto, il mistero, se vogliamo, dei personaggi. Ecco allora l’azione frantumarsi in episodi seguiti in tempo reale, senza che accadano fatti, e le conversazioni spaziare dal banale al quotidiano alla confessione di sé. L’attenzione si concentra sullo scavo psicologico, sulla problematica esistenziale.
E se di tanto in tanto si ha l’impressione che diventi troppo evidente l’intenzionalità dell’autore, prevale tuttavia nettamente l’intensità dell’esperienza esistenziale dei protagonisti, che si trasmette anche dal loro apparire così normali, nel rapporto con gli oggetti e i luoghi, nella concretezza delle situazioni, nella palpabilità del trascorrere del tempo.
Due momenti sono particolarmente significativi al riguardo e diventano quasi catartici: la sosta al villaggio, dove il sindaco accoglie gli ospiti con estrema disponibilità, ma li pone anche politicamente di fronte ai problemi della sua comunità, e dove appare per qualche attimo sua figlia, bellissima, un’apparizione, che affascina tutti e li fa però pensare ad un futuro di intristimento senza sbocchi; al tempo stesso essa è il prototipo della donna, a cui ognuno, più o meno esplicitamente e consapevolmente, rapporta colei che ha conosciuto o conosce e che gli è stata o gli è tuttora cara;
l’altro momento è quello dello sbiadito mattino successivo, quando, all’ospedale, si devono svolgere le pratiche del riconoscimento del defunto e dell’autopsia; il riconoscimento viene fatto da una giovane moglie, che, rinchiusa nel suo dolore, si è portata con sé il figlioletto; l’autopsia avviene sotto la direzione del dottore, ormai rimasto solo fra i protagonisti sulla scena, il quale, nel suo essere riservato osservatore, matura una scelta…
Il regista turco ha dato prova, nei lavori precedenti, di saper scolpire, in contesti sociologici sinteticamente ma acutamente delineati, figure complesse e problematiche; anche in questo film opera in questo senso, utilizzando un linguaggio “invisibile”, che rende scorrevole e naturale il passaggio dai campi lunghi e lunghissimi ai primi piani
c-era-una-volta-in-anatoliaC’ERA UNA VOLTA IN ANATOLIA
Titolo originale: Bir zamanlar Anadolu’da
Regia: Nuri Bilge Ceylan
Interpreti: Yilmaz Erdogan, Taner Birsel, Ahmet Mumtaz Taylan, Muhammet Uzuner
Origine: Turchia, 2011
Distribuzione: Pathénos
Durata: 150’

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