di Gianni Quilici
L’inizio è cinema. Puro cinema. Folgorante. Lo ricordo a memoria. Inquadratura totale, silenziosa e fissa su una distesa di prati. Dettaglio su corpo di cavallo. Cavallo libero e selvaggio a galoppo: campo lungo (distante come un sogno) e campo medio ravvicinato ( vicino come pericolo incombente). Il cavallo attraversa una strada, mentre sta giungendo una macchina. Lo schianto. Inizio metaforico. Di cosa? Si scoprirà alla fine la circolarità della storia.
The Slut si svolge in piena campagna tra galline e cavalli, strade sterrate e, però anche, cellulari. La protagonista Tamar, trentenne, sola con due bambine, bella con personalità complessa, vive vendendo le uova del suo pollaio e ha rapporti sessuali clandestini con uomini della zona: contadini, meccanici di bici… Poi un amore. Un veterinario, amico d’infanzia, ritornato per occuparsi della casa della mamma morta. Tamar non resisterà a questa convivenza, nonostante la sintonia che si stabilisce tra loro, e quella di lui con le figlie.
Costrizioni troppo forti ed invece bisogno di libertà piena? Il film suggerisce sia il senso di soffocamento di una donna costretta ad autoreprimersi, sia l’incapacità di tenere a freno le pulsioni dei propri desideri.
La regista israeliana Hagar Ben Asher, bravissima pure nelle vesti di attrice protagonista, non lo fa capire. Lavora molto sull’implicito. Non sulla parola, il dialogo, il conflitto verbale, ma sui comportamenti. Negli sguardi, nei silenzi, nei fatti. La campagna, nello sfondo, è colta nella sua carnalità fisica, di viottoli e strade polverose, di gabbie e di braccia al lavoro, come poche volte succede, oggi, di vedere. Difficile per questo da dimenticare.
La materia affrontata è dura, forte, ambigua, appena accennata, poco esibita. Con un finale terribile. Uno stupro (così lascia capire la pellicola) su una bambina. Una vendetta. Una vendetta troppo ideologica. Certamente possibile nella realtà, ma poco motivata nella successione della storia. Un salto nella sceneggiatura, quasi un fuori campo imprevedibile, rispetto al film fino ad allora visto.
Un’opera prima, quindi, sorprendente e coraggiosa, priva di misure cautelative, anche nei confronti del pubblico, che almeno a Torino, nella proiezione per la stampa, non ha riservato neppure un applauso come spesso avviene, anche per opere che non se lo meriterebbero.
[ “The Slut” stato prodotto dalla Transfax con la tedesca Rohfilm e ha potuto contare sul sostegno del TorinoFilmLab, del World Cinema Fund e della Cinéfondation. Le vendite internazionali sono affidate alla società francese]
The Slut [Hanotenet, ]
Regia, soggetto, sceneggiatura: Hagar Ben Asher
con Hagar Ben Asher, Ishai Golan, Icho Avital, Yoav Levi, Tzahi Hanan, Stav Yanai, Daria Forman
Israele, Germania 2011, durata 87′
Mary said,
Dicembre 12, 2011 @ 18:59Come ci hai raccontato e commentato questo film non può che farci desiderare di poterlo vedere
Grazie