“Dei miei sospiri estremi” di Luis Buñuel

di Gianni Quilici

luis bunuelPremette Luis Buñuel: “Non sono un uomo di penna. Dopo lunghe conversazioni, Jean-Claude Carrière, fedele a tutto quello che gli ho detto, mi ha aiutato a scrivere questo libro”.

Ed è un libro che scorre leggero e fluente, sempre interessante, per chi conosce il cinema di Buñuel, ma anche per chi non lo conosce.

Per quello che l’autore racconta di sé: l’infanzia e gli studi di Madrid, l’avventura parigina nei mitici anni venti e l’incontro con i surrealisti, la guerra civile spagnola e la Hollywood degli anni d’oro, gli amori e le amicizie, i tanti film girati…

Per il semplice fatto che Buñuel è Buñuel e alimenterebbe comunque la curiosità di chi ama il suo cinema e il suo personaggio.

Infine per il contesto storico in cui ha vissuto, che ha scolpito una parte importante della storia culturale del ‘900.

Colpisce in “Dei miei sospiri estremi” il contrasto tra il Buñuel giovanile surrealista, anarchico, rivoltoso, provocatorio e il Buñuel presente (il libro è stato pubblicato nel 1982) quasi sereno, quasi pacificato, molto ironico; e rimangono alcuni capitoli indimenticabili: i tamburi del paese natale e l’impegno attivo nella guerra civile, il ritratto di Garcia Lorca e di Salvador Dalì, di André Breton e di Fritz Lang, l’impegno attivo nella guerra civile e le vicissitudini intorno a quel capolavoro che è “Un chien andalou”, infine le riflessioni distaccate sulla morte.

Un capitolo pungente e personalissimo è il gioco del “pro e contro”. Per darne un’idea cito alcuni titoli così alla rinfusa, senza le motivazioni.

Ho amato Sade…Ho adorato Wagner…Mi piace mangiare presto…Mi piace il rumore della pioggia…Non amo i paesi caldi…Non mi piacciono molto i ciechi…Detesto la pedanteria e il gergo…Odio e detesto Steinbeck…Mi piace l’arte romanica e il gotico…Mi piacciono i chiostri..Aborro i fotoreporter…Mi piace la puntualità.. Amo e non amo i ragni..Adoro i bar, l’alcol e il tabacco…Aborro la folla…Mi piacciono i piccoli arnesi…Amo gli operai..Adoro i passaggi segreti…Mi piacciono le armi e il tiro… Ho detestato Roma città aperta….Mi piacciono i bastoni animati… Non mi piacciono le statistiche… Mi piacciono le bisce e soprattutto i topi… Ho molto amato la letteratura russa… Mi piacciono le torte alla crema…” e così via.

Naturalmente il libro è inferiore ai suoi film, perchè il libro è pieno di aneddotti e episodi, notizie e informazioni, sempre di grande interesse, ma senza l’unitarietà e la profondità dei suoi film, ma ciò che si percepisce è l’affinità dell’uno con gli altri. Ed è una affinità, che scorre nella leggerezza, che nasce dal piacere di comunicare direttamente senza giri di parole e senza alcuna sorta di narcisismo; ed è l’utilizzazione -nella scrittura come nell’immagine- dell’esperienza surrealista: scivolare tra realtà, immaginazione e sogno, sconnettere spesso il discorso con libere digressioni. Ne consegue un raccontare lieve e libero, privo, nel bene e nel male, di ideologie; ricco, invece, di ironia e di intelligenza.

Luis Buñuel. Dei miei sospiri estremi. SE.


Lascia un commento