“Il Grinta” di Ethan e Joel Coen

di Maddalena Ferrari

ragazzinaTratto da un romanzo di Charles Portis, rivela la sua origine letteraria nella densità della narrazione e dei dialoghi, la cui innegabile pesantezza, nella prima parte del film, è forse accentuata dal doppiaggio, decisamente poco gradevole, soprattutto nella voce del protagonista Jeff Bridges.

E’ una rivisitazione del Western, in chiave ironica e fantastica, dove a condividere il ruolo principale ci sono appunto Rooster “Grinta” Cogburn ( Bridges), un ex sceriffo sotto processo per aver usato la pistola con troppa facilità, e Mattie Ross ( Hailee Steinfeld ), una quattordicenne intraprendente e determinata. A far incontrare i due è stata la volontà di Mattie di cercare chi ha ucciso suo padre. La ragazzina infatti, recatasi da sola ( mamma e fratellino sono rimasti al ranch ) in città, dopo aver sistemato con sagacia, competenza e puntiglio alcune faccende relative alla sua situazione economica, cerca e trova, per l’appunto durante il processo a cui assiste, un tipo forte e affidabile, da assoldare per dare la caccia all’assassino: si tratta del “Grinta”. E, nonostante il netto rifiuto di quest’ultimo, Mattie, tenace e coraggiosa, si unisce a lui nella ricerca.

Comincia così un viaggio iniziatico nel territorio indiano dell’Arkansas, un luogo per eccellenza senza principi e senza legge, in cui la ragazzina affronta prove durissime, fisicamente e psicologicamente. E il rapporto con Cogburn, scontata l’iniziale diffidenza, si connoterà mano a mano sempre più come rapporto figlia-padre.

Da questa esperienza Mattie uscirà temprata, ancorchè mutilata. Il finale, antiretorico e antiromantico, ce la presenta ritornare da adulta, e poi anziana, in città, a visitare la tomba del “Grinta”: è una donna con un carattere, in cui si sono accentuate la determinazione e la durezza adolescenziali; non si è sposata ( non aveva tempo da perdere ), è sola come lo era stato Cogburn; del giovane ranger bello e biondo ( Matt Damon ), che ha condiviso con i due buona parte dell’impresa, si sono perse le tracce.

Il viaggio è, come nella tradizione western, un’avventura in vasti spazi semideserti e ostili, dove luoghi, personaggi, incontri sono mitici; solo che in questo caso i miti, una volta visti da vicino, diventano di una normalità disarmante, tanto che sembrano smontare la tensione che hanno fatto crescere. Le violenze efferate, improvvise sorprendono e sconcertano, senza che nessuna attesa, nessuna tensione verso la “giustizia” siano soddisfatte. Significativo al riguardo è il lungo e complesso episodio che si svolge intorno e dentro la capanna nel bosco, dove uccisioni e mutilazioni sembra preludano ad una catarsi che non avviene mai.

Il “Grinta” con quel suo volto scolpito e rugoso, attraversato da una benda nera che gli copre l’occhio destro, fra un cadavere e l’altro lasciato dietro di sé, diventa loquace con la sua piccola compagna, le racconta storie, le dà istruzioni sul da fare; e infine si danna l’anima per salvarla, dopo che è stata morsa da un serpente, correndo a cavallo e poi, dopo che questo, stremato, cade a terra e muore, a piedi, con lei tra le braccia.

L’avventura fantastica è quella dello sguardo immaginifico e sognante sui campi lunghi: laggiù, in un teatro illuminato da una luce di fuoco si svolge un’azione corale; oppure l’ombra di un cavaliere si allontana da noi correndo nel buio; o, ancora, nella notte argentata c’è la folle corsa contro il tempo, contro la morte, mentre per Mattie si spezza il filo affettivo, uno dei pochi, che la legava al suo cavallo nero.

TRUE GRITIL GRINTA (True Grit)

Regia: Joel & Ethan Coen

Sceneggiatura: Joel Coen, Ethan Coen

Fotografia: Roger Deakins

Interpreti: Jeff Bridges, Hailee Steinfeld, Matt Damon, Josh Brolin, Barry Pepper, Dakin Matthews, Jarlath Conroy, Paul Rae, Domhnall Gleeson, Elizabeth Marvel, Roy Lee Jones, Ed Corbin, Leon Russom, Bruce Green, Candyce Hinkle

Nazionalità: USA, 2010

Durata: 1h. 50′

Mary said,

Febbraio 23, 2011 @ 21:00

Il personaggio della ragazzina mi sembra sia interessante, forse lo vedrei essenzialmente per questo,
e per gli spazi sconfinati!

Mario said,

Febbraio 24, 2011 @ 00:53

Non sono d’accordo. E’ un western buono ma niente più. Eppoi il finale antiretorico? Semmai retorico.Mattie uscirà temprata? Ma se era un’improbabile ragazzina col cervello di adulta! Era più probabile che lei temprasse gli altri. No, questa volta i Cohen hanno toppato, e non è la prima.

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