di Mimmo Mastrangelo
Il Moravia critico cinematografico scriveva che il cinema sta tra la pittura e la narrazione. Se si prende “ Raffaello-La stanza della segnatura” di Elisabetta Sgarbi, l’assunto moraviano si fa sfasante, perde in consistenza.
Più forza acquisisce nel lavoro della Sgarbi il punto di vista di un altro critico di lungo corso come Adriano Aprà, il quale ha sempre intravisto il cinema in tutto ciò che è immagine e suono in movimento. E, tuttavia, c’è da riconoscere che, se da una parte il suono, la musica non è mai un istante sussidiario alle immagini, in fondo una narrazione nel film di Elisabetta Sgarbi c’è, ed è ben rintracciabile. Portando la macchina da presa nella stanza della Segnatura dei Palazzi del Vaticano dove Raffaello manifesta il momento zenitale del suo classicismo, Elisabetta Sgarbi posa con delicatezza lo sguardo su un processo iconografico-narrativo della ellenizzazione della fede cristiana, su affreschi in cui si può riconoscere l’inclinazione della Chiesa del tempo verso un rinnovato pensiero umanistico-rinascimentale ed un programma pedagogico. Accostandosi su quella assoluta vicenda artistica che è La stanza della segnatura, probabilmente apice assoluto della pittura di ogni tempo, la macchina cinema va a scrutare gli affreschi delle pareti del Parnaso, della Scuola di Atene e della Disputa, si fa occhio umano, vivo sensibile e, ciononostante , non rinuncia alla sua artificiosità meccanica.
Questa ennesima avventura filmica (a tema arte) di Elisabetta Sbarbi è ben ponderata su un soggetto del filosofo Giovanni Reale, ma non sarebbe così fascinosa se avesse rinunciato tanto alla fotografia di Elio Bisignani quanto all’originale colonna sonora di Matteo Ramon Arevalos.
Come in precedenti lavori sull’arte, qui Sgarbi tenta di dare la sensazione di un movimento alla staticità della pittura, scruta la parete del Parnaso in cui l’uomo afferra la verità attraverso la bellezza, affianca gli affreschi della Scuola di Atene dove è la ragione ad affermarsi in verità, mentre sostando sulle figure della Disputa celebra il Raffaello che ha riversato in pittura il trionfo della religione, separato l’intelligibile dal sensibile, affermato un ispirazione platonica-agostiniana.
Il film di Elisabetta Sgarbi è fatto di movimenti (verticali e orizzontali), di spostamenti rallentati ed accelerati, di un’intenzione senza equivoci nel riconoscere nella Stanza della Segnatura (voluta dal Papa Giulio II e portata a termine fra il 1508 e il 1511) sublimità e spiritualità, nonché la maestosità di una pittura classica-rinascimentale, l’armonizzazione della gamma dei colori, la mitezza delle figure, la musicalità intrinseca all’intera rappresentazione intera (non a caso la pittura di Raffaello viene paragonata alla musica di Mozart).
Un film quello della Sgarbi di una natura poco convenzionale e che riesce comunque, come l’affresco di Raffaello, a sintetizzare i complessi motivi della civiltà rinascimentale.
Raffaello – La Stanza della Segnatura
HD 50′
Produzione: Betty Wrong
Regia: Elisabetta Sgarbi
Aiuto regia: Eugenio Lio
Fotografia: Elio Bisignani
Editing: Luciano Marenzoni/Multivideo
Testo e soggetto di Giovanni Reale
Musiche originali: Matteo Ramon Arevalos
Music editing Pino Pinaxa Pischetola
Werner said,
Gennaio 20, 2011 @ 13:11molto intellettuale e un po pesante