Bruno Fornara, critico e studioso di cinema meticoloso e spesso condivisibile, liquida su Cineforum “Lussuria” come “un film innocuo e inconsistente” e definisce Ang Lee “un regista senza stile, un illustratore”. Può darsi che abbia ragione, ma noi non l’abbiamo vissuto e compreso così. E cerchiamo di spiegarne il perché.
Shanghai: anni Quaranta. Una compagnia di giovanissimi attori di teatro decide di agire direttamente contro l’occupazione giapponese. Per questo convincono una di loro, una ragazza alle prime armi, Wong, a sedurre Yee, collaborazionista, ma anche spietato braccio del governo fantoccio giapponese, per poi ucciderlo. Ne uscirà fuori una storia d’amore: passione e sesso.
Detto così il film sembra un polpettone. Ed in effetti i giudizi negativi di una parte della critica sono liquidatori, come se non ci potessero essere dubbi su di esso. La mia impressione è che ci si faccia condizionare dalla materia incandescente, che si colga la raffinatezza del melodramma, senza comprendere ciò che le belle immagini e la storia nascondono.
E cosa nascondono? L’efficacia di una passione nel suo svolgersi: come inizia, si sviluppa e si conclude. Questa passione si sviluppa molto lentamente e esplode, malgrado la volontà dei loro protagonisti, divenendo doppiamente dialettica. Da una parte lui, osservatore silenzioso e sfuggente, è in realtà un sadico, che prova piacere ad “avere nelle proprie mani” l’altro, sia il prigioniero politico che le amanti, e si trova improvvisamente ad essere posseduto in un capovolgimento continuo dei ruoli, che forse non ha mai sperimentato e che lo fa diventare poco lucido, perfino ingenuo; dall’altro lei fragile ed inesperta sembra recitare con stupefacente freddezza la sua parte, ma nell’intimo è sconvolta da questa passione e questa lacerazione la dividerà fino all’epilogo in due: la fedeltà alla patria o la salvezza di lui.
Le scene di sesso sono quindi il culmine del rapporto: rappresentano il bisogno di divorare e divorarsi vicendevolmente, di oltrepassarsi. Non c’è compiacimento, né calligrafia, ma distanza e necessità espressiva.
Ang Lee filma con grande padronanza del mezzo personaggi e scenografie con una meticolosità e con un’eleganza, che è pure quella del mondo che Ang Lee descrive. Senza particolare originalità, ma secondo una funzionalità alla storia. Tony Leung è un attore, che si potrebbe definire carismatico, perché dà ai suoi personaggi una scintilla di misteriosità, che li oltrepassa, li rende affascinanti, anche quando sono, per certi versi, mostruosi. Bravissima la giovane protagonista Tang Wei, che riesce a trasmettere un personaggio molto articolato: ingenuo e distaccato, appassionato e determinato.
Che poi poi il film a Venezia abbia nuovamente ricevuto il Leone d’Oro ad appena due anni di distanza da I segreti di Brokeback Mountain, in presenza di film forse più vitali, questo è un altro discorso.
Lussuria- Seduzione e tradimento
Titolo originale: Se, jie
Titolo internazionale: Lust, Caution
Regia: Ang Lee
Sceneggiatura: James Schamus, Wang Hui-ling
Fotografia: Rodrigo Prieto
Montaggio: Tim Squyres
Musiche: Alexandre Desplat
Interpreti: Tony Leung, Chiu-wai, Wei Tang, Joan Chen
Produzione: Hai Sheng, Focus Features, Mr. Yee Productions, River Road Entertainment
Distribuzione: BIM
Nazione: USA/Cina/Taiwan/Hong Kong
Anno: 2007
Durata: 156 min.
Caratteristiche tecniche: 35mm – Colore- Dolby Digital/DTS