Lucca film festival 2010. “Abel Ferrara: un personaggio eccessivo e affascinante”

di Francesco Giani

abel_ferrara_lucca_film_festival_webAbel Ferrara… hai presente quando senti parlare di un qualche personaggio mitologico, così distante dalla tua realtà e così splendente di luce propria, da dubitare addirittura della sua esistenza? Bene, immaginate di trovarvelo improvvisamente davanti, come coronamento di un percorso lavorativo intrapreso mesi addietro e volto proprio a quel risultato, a far scendere il Dio dall’Olimpo cinematografico verso noi comuni mortali…incredibile. Indescrivibile. Eppure, tutto torna: i segnali erano giusti, lo svolgimento delle trattative più che lineare, l’entusiasmo forte e stimolante.

Però la presenza di Abel Ferrara ha toccato corde nascoste di ciascuno di noi. Un personaggio così borderline, sempre schivo a compromessi, eccessivo e scardinante come il suo cinema, non poteva che travolgerci. Un vero e proprio vulcano, in grado di macinare chilometri restando pressappoco nello stesso luogo, di maturare un caleidoscopio di idee in una manciata di minuti…annichilente. Osservarlo in tutta la sua gestualità era uno spettacolo affascinante, ne venivi inesorabilmente rapito; talvolta dimenticavi chi fosse e ti abbandonavi all’uomo, mettendo da parte il mito.

Forse questo approccio così epidermico alla vita ha contribuito a rendere carismatici i suoi personaggi, come l’indimenticabile Harvey Keitel de Il cattivo tenente, tesi verso una redenzione ultraterrena ma costantemente in conflitto con la propria natura animale. Adesso forse è ancor più chiaro come parte della sua esistenza abbia popolato i fotogrammi dei suoi capolavori, come ogni opera porti in sè un piccolo pezzo del “puzzle” Ferrara. Ma, paradossalmente, scoprire il suo lato più umano non ha fatto che accrescere la stima nei suoi confronti.

L’affaire Abel è stato con ogni probabilità il più complesso lavoro organizzativo che il Lucca Film Festival ha dovuto intraprendere nei 6 anni della sua vita. Non tanto per quanto riguarda l’aspetto tecnico/logistico, quanto per la consapevolezza della portata unica dell’evento. Motivo di orgoglio in cui sapevamo che non avremmo potuto sbagliare.

L’interesse per il cinema di Abel era una caratteristica che accomunava ciascuno di noi…tra le proposte più disparate, che hanno più o meno diviso l’organizzazione nel corso degli anni, Ferrara rappresentava un trait d’union tra l’anima più sperimentale del festival e quella più classica. L’idea di invitarlo a Lucca, dunque, si è trasformata in breve tempo in una volontà tenace in cui (pur in parti diseguali) ciascuno di noi ha investito tempo. Ciò di cui possiamo veramente essere fieri, tuttavia, è la capacità dimostrata di saper portare avanti un programma sfaccettato e ricco di altre proposte pur sapendo che la sezione Ferrara avrebbe cannibalizzato le nostre forze. In questa circostanza, si è davvero visto l’effettivo valore del gioco di squadra, caratteristica che nel bene e nel male ci ha sempre contraddistinto.

Quindi, il bilancio per l’edizione più complessa della manifestazione non può che essere positivo. Abbiamo fatto un ulteriore passo nella conoscenza delle potenzialità e dei limiti di ciascuno di noi, e siamo adesso più che mai in grado di sfruttare queste caratteristiche a nostro vantaggio (e a vantaggio del festival). Forse ha ragione chi dice che ci compensiamo a vicenda; sicuramente, la voglia di metterci in gioco è adesso, se possibile, più forte di prima.

da La linea dell’occhio 2


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