di Maddalena Ferrari
La storia della breve vacanza in una casa presa in affitto sul mar Caspio da alcuni amici della borghesia di Teheran procede all’inizio con i toni animati di una commedia di costume, dove si può rispecchiare ognuno di noi: c’è il piacere di stare insieme, di avere di fronte a sé tre giorni di evasione e di libertà;ci si organizza, si dividono i compiti, si chiacchiera, si scherza.
Sono due coppie sposate, tre bambini piccoli, un giovane e una ragazza, che vengono spacciati alla sensale che ha dato loro l’abitazione per sposini novelli, ma che in realtà si incontrano per la prima volta: lui, appena divorziato, rientrato dalla Germania; lei, Elly, maestra di uno dei ragazzini, invitata dalla mamma di quest’ultimo proprio con l’intento che faccia conoscenza con lui. E’ Sapideh, la più attiva del gruppo, che ha organizzato tutto ed è decisa anche a forzare la volontà di Elly, decisa a ripartire da sola il giorno dopo.
Un filo di inquietudine comincia a serpeggiare nell’indaffarata spensieratezza generale, proprio con i silenzi, l’appartarsi, le telefonate della giovane donna, che sta vivendo un momento di difficoltà: con il fidanzato, che non ama più e che è stato tenuto all’ oscuro di questa “ uscita”, e con la madre, sembra di capire, autoritaria e tradizionalista.
Arriva improvvisa la tragedia: sfiorata nel caso di uno dei bimbi, che sta per annegare, ma viene salvato in tempo; indeterminata in un primo momento, ma poi via via sempre più evidente e sconvolgente, con la scomparsa di Elly.
A questo punto ogni personaggio si scontra bruscamente con realtà e prospettive, che mettono a nudo la sua realtà profonda e inconfessata; timori, vergogna, senso di colpa mettono a rischio identità e sicurezza e fanno emergere egoismo e indifferenza verso gli altri e i loro problemi, conformismo, maschilismo e sessuofobia. Mentre nel personaggio di Sapideh diventa insostenibile il disagio a rimanere inquadrata negli schemi.
Il coinvolgimento di una nuova figura, il fidanzato di Elly, accresce le dinamiche di tensione e di esasperazione nelle relazioni, che culminano nella risposta della stessa Sapideh ad una precisa e decisa domanda del giovane sul comportamento di Elly: una risposta che, nella sua drasticità, risulta invece ambigua.
Questo ritratto di uno spaccato della società iraniana è inquietante e la regia, con un linguaggio molto mosso, ne delinea le forme quasi annullando il ruolo di autore ed entrando come personaggio fra gli altri nell’azione; l’uso frequente della macchina a mano e della soggettiva, non riferibilea nessuno dei protagonisti, permette di guardare all’altezza del loro punto di vista, ma non di entrare nel loro campo visivo. Il ritmo del racconto asseconda inizialmente una felice concitazione ,quella propria dello spirito di iniziativa comune al servizio del gruppo, facendo trapelare solo ogni tanto il disagio di Elly; diventa successivamente, nel momento del dramma, incalzante e nervoso, a seguire reazioni e stati d’animo.
Farhadi costruisce una storia in cui non tutto ci è dato di sapere: gli interrogativi senza risposta, i punti oscuri sono parte essenziale della narrazione, che proprio per questa rispetta il mistero della verità.
ABOUT ELLY
REGIA: Asghar Farhadi
SCENEGGIATURA: Asghar Farhadi
ATTORI: Golshifte Farahani, Taraneh Alidousti, Shahab Hosseini, Mani Haghighi, Merila Zarei, Peyman Moadi, Rana Azadivar, Ahmad Mehranfar, Saber Abar
FOTOGRAFIA: Hayedeh Safiyari, Hossein Jafarian
MONTAGGIO: Hayedeh Safiyari
PRODUZIONE: Asghar Farhadi
DISTRIBUZIONE: Mediaplex Italia
PAESE: Iran 2009
DURATA: 119 Min