“VENEZIA 67: da Mazzacurati a Placido, da Larrain a Vincent Gallo” di Vittorio Toschi

post_mortem-largeSabato è stato presentato, in concorso, l’ultimo film di Mazzacurati, La passione (Italia, 106 min.), che è stato accolto in maniera decisamente positiva da pubblico e critica. Se ne parlava con entusiasmo anche per le strade del Lido, tanto che decido di recuperarne la visione al PalaBiennale, tensostruttura (quando non c’è il Festival è un campo da rugby) da 1700 posti dove le opere della Mostra passano in seconda visione.

Il film è davvero molto divertente con alcune incursioni di Corrado Guzzanti che strappano applausi e apprezzamenti durante la proiezione. Resta il vecchio limite del cinema italiano che per tentare di rappresentare la vita finisce a parlare di se stesso, dei suoi personaggi e delle sue difficoltà. E anche in questa opera Mazzacurati racconta la storia di un regista di mezza età (Gianni Dubois interpretato da Silvio Orlando) che non ha mai sfondato definitivamente e che da cinque anni non riesce a fare un film; di fronte a quella che probabilmente è la sua ultima possibilità (dirigere la star televisiva Cristina Capotondi) non riesce a trovare idee convincenti. Inoltre, per riparare ad un danno procurato dalla rottura dei tubi del suo appartamento in un piccolo paese della Toscana, è costretto a dirigere la locale sacra rappresentazione del Venerdì Santo, dando, così, inizio ad una serie di episodi esilaranti. Accolto, come detto, molto positivamente, forse anche perché una delle poche opere divertenti in programmazione, il film scivola via senza graffiare e convince solo in parte.

Altro film in concorso è Silent souls di Aleksei Fedorchenko (Russia, 75 min.), doloroso viaggio di due uomini alla ricerca della propria identità di popolo attraverso il tradizionale rito funebre. Un film dai ritmi lenti e dai dialoghi quasi assenti. Una visione che merita attenzione.

Domenica, sempre in concorso, sono stato presentati Meek’s Cutoff di Kelly Reichardt (Usa, 104 min.), storia di metà ottocento di un viaggio pieno di difficoltà di tre famiglie di coloni che, ormai rimaste senza acqua, non trovano accordo se fidarsi o meno di un nativo americano (film che ho trovato, assieme ad una parte del pubblico della Sala Grande, abbastanza noioso)

e l’atteso Post Mortem di Pablo Larrain (Cile, Messico, Germania, 98 min.). Il giovane autore cileno di Tony Manero firma una storia piena di crudeltà, all’interno di una situazione storica drammatica per il suo paese (e non solo): il colpo di Stato. Il film ci racconta di Mario, funzionario che si occupa di redigere i referti delle autopsie in un obitorio, che si troverà, tra i tanti (troppi) corpi delle vittime, di fronte al cadavere di Allende. Ci si aspetterebbe una reazione da Mario, ma questa non avviene, almeno fino alla fine, ma non è certo quella immaginata. Larrain incrocia la ferocia del colpo di stato con la crudeltà che si sviluppa nel privato di Mario. Film abbastanza ben accolto dal pubblico della Sala Grande e dalla critica, personalmente non mi ha entusiasmato e anche la scelta stilistica (per sottrazione) alla lunga può diventare un limite.

Oggi, martedì, in concorso Promises written in water di e con Vincent Gallo (USA, 75 min.), autore espressivo e stravagante anche presente con un corto nella sezione Orizzonti e come attore protagonista di Essential Killing. Alla proiezione di ieri in anteprima in Sala Darsena (piena), molti degli accreditati press e industry hanno manifestato disappunto già durante la proiezione (alcuni uscendo dalla sala) fino ai numerosi fischi finali. Niente di male, il film di Gallo è estremo, molto lento, quasi senza dialoghi e con un lieve filo portante della storia. Uno di quei film che si possono solo amare o detestare. Personalmente l’ho amato e ci ho trovato momenti di grande Cinema.

Ultima segnalazione per la presentazione ieri sera, fuori concorso, di Vallanzasca, ultimo film di Michele Placido (Italia, 125 min) che conferma, con un’opera senza sorprese, quanto il regista sia a suo agio con questo tipo di storie da raccontare (vedi Romanzo Criminale) e le qualità interpretative di Kim Rossi Stuart.

mary said,

Settembre 13, 2010 @ 20:56

Grazie, sempre interessanti le recensioni!

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