di Gianni Quilici
Jane Campion ha avuto il coraggio di filmare una storia d’amore: quella tra John Keats, grande e squattrinato poeta romantico, morto di tisi nel 1821, a soli 25 anni, e Fanny Brawne, affascinante e volitiva ragazza di buona famiglia. Una storia d’amore complicata nella sua candida e sofferta purezza dalla società repressiva del tempo, che viene audacemente filtrata (anche) attraverso la poesia. Poesia come parola che entra nello schermo nel suo dirsi.
Questo rapporto amoroso è sospeso continuamente sul filo dell’estetismo. Perché ogni aspetto in Bright Star è accattivante: la bellezza dei due protagonisti, la loro ingenua, anticonformistica giovinezza, l’idillio di una natura resa impressionisticamente dalla fotografia di Greig Fraser, la cura estrema dei costumi (candidatura all’Oscar) e degli interni ottocenteschi, la musica aderente al sentimento della storia.
Jane Campion sfugge tuttavia all’estetismo.
Primo: per una scrittura che rende efficacemente la forza dei caratteri, la determinazione di una vocazione irriducibile (di lui naturalmente, ma anche di lei pionieristicamente creatrice di moda) e di un reciproco riconoscersi, che attraversa molte delle fasi di un amore “platonico”: gli sguardi e i dialoghi conflittuali, la gelosia e gli abbracci, le attese e il dolore, il gioco e i baci, infine la disperazione insostenibile senza più orizzonti.
Secondo: per la bellezza delle immagini che vivono, anche metaforicamente, dentro la storia; per l’adesione musicale, che non va oltre le immagini stesse; per il montaggio calibrato, che spezza ciò che sarebbe scontato-compiaciuto; per l’accuratezza con cui viene ricostruita un’epoca nella sua mentalità e nelle sue condizioni sociali.
(Mi) ricorda vagamente Elvira Madigan di Bo Widerberg, senza però l’abbandono compiaciuto alla musica mozartiana e alle bellezza estenuante delle immagini.
Jane Campion aderisce senza identificarsi, interpreta senza giudicare, si fa regista romantica senza sentimentalismi. Essendo un film dove contano la storia e lo sviluppo delle psicologie, risente forse, a volte, di questa necessità o, se si vuole, di questa scelta, diventando intreccio, forse naturalismo.
Una, tra le diverse, sequenza da ricordare? Il funerale di lui nella solitudine di Piazza di Spagna: solenne e distaccato, sobrio e infine commovente.
Gli attori tutti di grande qualità: dai protagonisti esemplari (Ben Wishaw e Abbie Cornish) ai comprimari.
BRIGHT STAR
Regia Jane Campion
Sceneggiatura Jane Campion
Interpreti e personaggi
* Ben Whishaw: John Keats
* Abbie Cornish: Fanny Brawne
* Paul Schneider: Charles Armitage Brown
* Kerry Fox: Madre di Fanny
* Thomas Sangster: Samuel Brawne
* Jonathan Aris: Leigh Hunt
* Samuel Barnett: Joseph Severn
Fotografia Greig Fraser
Montaggio Alexandre de Franceschi
Musiche Mark Bradshaw
Costumi Janet Patterson
Paese Regno Unito/Francia
Anno 2009
Durata 119 min
molto ben calibrato questo commento-presentazione del film e molto ben idoneo a suscitare curiosità ed interesse nei suoi confronti. Io infatti, che peraltro nutro una certa simpatia per il giovane Keats, per il suo animo romantico ed il suo grande amore, sono ansiosa di vederlo e mi riservo di parlarne ancora dopo averlo “gustato”, perchè da questa introduzione deduco che me lo gusterò e non poco!!!!!
un film tutto da vedere!!!!
Regia impeccabile per una ricostruzione fedele e credibile, fotografia senza sbavature. Mi pare che manchi però il sogno.
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Rosalia De vecchi said,
Giugno 22, 2010 @ 21:53molto puntuale e nel contempo suscitatrice di interesse questa presentazione, che mi sembra essere anche un commento equilibrato e sapiente. Io nutro da sempre una certa simpatia per questo giovane poeta romantico, che però non sento tanto sfortunato quanto piuttosto legato al destino dei suoi tempi di primo ottocento. Anzi, lui, come Novalis,per certi versi io reputo fortunati perchè capaci, come lo si era alla loro epoca di vero amore. Mi riservo di cparlarne ancora dopo la visione del film.