di Gianni Quilici
L’adattamento cinematografico è un libriccino (un centinaio di ariose pagine), che parte da un concetto ovvio, ossia che l’adattamento cinematografico è sempre altra cosa dal testo da cui esso viene tratto.
In questo senso ciò che risulta infine interessante non è tanto la dimostrazione che ciò è vero attraverso l’analisi contestuale di alcuni romanzi tradotti poi in pellicola. Quello che coinvolge e, a volte, illumina è l’analisi stessa del film, l’acutezza con cui l’autore rivela i vari aspetti del linguaggio cinematografico: la sceneggiatura, il tempo, lo spazio, il suono, i personaggi, il corpo, l’interpretazione, l’inquadratura, il montaggio ecc; e la loro simultanea e straordinariamente complessa combinazione che il romanzo o racconto, per la sua natura linguistica, non può avere.
Ed infatti l’aspetto forse più brillante ed anche utile del volume è la zona più decisamente didattica: il rapporto tra fotogrammi e la loro interpretazione e soprattutto la seconda parte: le analisi di sequenze con documenti, testi e testemonianze.
Si potrebbe, anzi, immaginare L’adattamento cinematografico come una consistente bozza di un lavoro iniziato. Questo percorso potrebbe continuare in un nuovo libro, dichiaratamente didattico, che avesse come corpo centrale il testo letterario, le immagini delle sequenze e la esegesi di come quel testo narrativo diventi film.
Frédéric Sabouraud. L’adattamento cinematografico. Strumenti Cahiers Cinema. Pag. 95.Lindau. € 12,80.